Generali raccoglie i «voti» di Zaleski e Caltagirone

Generali raccoglie i «voti» di Zaleski e Caltagirone

da Milano

Generali è ben gestita e deve rimanere italiana: a tre giorni dall’assemblea di bilancio in agenda sabato a Trieste Francesco Gaetano Caltagirone e il finanziere franco-polacco Romain Zaleski si schierano a difesa del vertice del Leone. Abbastanza per confermare che l’assise Generali sarà come una prova d’esame sia per il suo presidente Antoine Bernheim sia per Algebris. Dopo aver lottato per escludere dalla corsa i Benetton, il fondo speculativo di Davide Serra è chiamato a dimostrare di avere le forze per ottenere la poltrona del collegio sindacale riservata alle minoranze: Algebris avrebbe coagulato 198 istituzionali per oltre il 2% del capitale e ha chiesto a Bankitalia (4,5%) di astenersi anziché convergere sulla lista di Assogestioni (0,6%). Il nuovo attacco è stato sferrato da Serra dalle pagine del Sole 24 Ore chiedendo, malgrado sia già un’ottima società, alla compagnia guidata da Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot, di tagliare i costi .
Generali «mi sembra che sia gestita bene», ha sottolineato Zaleski, grande azionista del Leone con il 2,2%. «La strada è spianata», ha proseguito il numero uno della Carlo Tassara e amico del presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, a sua volta legato a Trieste sia da un intreccio azionario sia da Intesa Vita: la joint venture sulla bancassurance costretta a dimagrire dall’Antitrust in cambio dell’ok alla nascita della superbanca. Secondo la fotografia scattata dall’Ania nel 2007 Generali, pur mantenendo il primo posto in classifica davanti a Allianz e FonSai, ha perso il 10% in termini di raccolta (meno 7% la media del mercato).
Stima incondizionata verso il vertice del Leone anche da parte di Caltagirone: «Trovo abbia una buona governance», ha detto l’imprenditore che siede nel cda del Leone e ne controlla l’1%. «Il mio pensiero, da azionista e da italiano - ha aggiunto - è che è importante che nel Paese rimangano centri decisionali. È un bene per il futuro del Paese». Nei giorni scorsi Bernheim aveva rimarcato come il 35% del Leone debba restare in mani italiane.
L’anziano banchiere d’Oltralpe, che aveva già impugnato il tricolore durante la sua accorata autodifesa contro Serra, aveva poi detto di aspettarsi piccole operazioni in Svezia o Norvegia. Malgrado la buona resistenza di Generali in Borsa, quindi niente grandi operazioni di respiro internazionale.
Come peraltro sembra dire anche Axa, l’eterna promessa sposa, visto che il numero uno Henri de Castries ha invitato a «lasciar perdere» le ricostruzioni che ripropongono un’aggregazione con il Leone. L’interesse di Parigi è, invece, puntato su Cnp.

Almeno per il momento visto che «il mercato dell’assicurazione è ancora troppo frastagliato, vi saranno ancora molti accorpamenti», ha vaticinato l’eminenza grigia della finanza francese Claude Bebear, che ieri ha lasciato la presidenza Axa.

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