Generali, vertice Geronzi-Nagel: l’ultimo round atteso per oggi

Si lavora alla lista dei consiglieri da presentare domani al comitato nomine di Mediobanca e alla ricerca dell’unanimità. Le pressioni del «Financial Times»

Il tempo stringe per le nomine alle Generali: l’incontro decisivo tra il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi e l’ad Alberto Nagel è atteso per oggi. Anche perché la lista dovrà essere pronta in tempo per la riunione del comitato nomine, alle 15.30 di domani.
Ieri Nagel e Geronzi non si sono visti, il primo a Milano, il secondo tornato a Roma, entrambi impegnati a limare le ultime controversie. E a fare i tornare i conti non solo sulla presidenza delle Generali, per la quale sembra ora difficile una soluzione diversa dallo stesso Geronzi, ma anche sul resto del cda (avrà 15 componenti in tutto, 4 in meno di quello attuale) e sulla presidenza di Mediobanca, che verrà lasciata vacante da Geronzi. Su quest’ultimo punto resta il nome dell’attuale direttore generale Renato Pagliaro.
Comunque gli elementi importanti sembrano due. Il primo è il clima, a Mediobanca, era ieri tornato sereno. Come se i forti contrasti tra i manager e Geronzi si fossero ormai placati. E probabilmente le prossime ora serviranno a finire l’opera. La seconda è che «si lavora per l’unanimità», come ha rivelato una fonte vicina alla situazione. Nel comitato nomine votano, oltre a Geronzi, Nagel e Pagliaro, anche i presidenti di Unicredit e Pirelli, Rampl e Tronchetti Provera, nonché Bollorè, il rappresentante dei soci francesi. A questo gruppo spetta in queste ore, la decisione sul destino dell’attuale presidente di Trieste, Antoine Bernheim, che potrebbe essere acclamato presidente onorario dall’assemblea. Oppure essere uno dei 15 futuri consiglieri, come già accadde al termine del suo primo periodo di presidenza (1995-99).
L’esistenza di scorie e di ulteriori pressioni sulla vicenda che ha contrapposto Geronzi allo stesso Bernheim e a parte del management sulla Milano-Trieste è stata confermata anche ieri dalla comparsa, sulle pagine del Financial Times, dell’ennesimo articolo sulle Generali, mai così seguita dal quotidiano britannico come in questi giorni.
Un presidente scelto all’interno della compagnia - scrive Ft - sarebbe la «logica soluzione» al nodo del rinnovo della presidenza di Generali. Mentre di Geronzi si parla del «suo discusso passato», scrive Paul Betts, e dei «suoi stretti legami con la classe politica romana stanno rendendo apparentemente difficile coagulare il consenso, tanto all’interno della banca quanto al suo esterno». Camba tesa anche su Enrico Cucchiani, uomo forte di Allianz in Italia, sembra non avere «la necessaria statura» per Generali. Giudizi secchi, forse ispirati da Trieste, forse no, ma che certo portano l’acqua al mulino della zizzania. O forse è solo un colpo di coda. Ma la cosa non poteva rimanere sotto traccia: non a caso un’agenzia Adnkronos, da Londra, riportava «stupore e disappunto» per la posizione del Financial Times.

Soprattutto per quanto riguardava Cucchiani, Così venivano riportati dati destinati a suscitare ulteriore zizzania: un confronto circoscritto alla sola Italia che vede uno squilibrio fra Allianz e Generali nella crescita totale dei premi: nel 2009 +20,6% per la compagnia tedesca, -8,6% per quella italiana. Dati che fonti vicine a Trieste ritenevano invece del tutto fuorvianti.

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