Genesis: «Sarà uno show tecnologico»

La band presenta l’attesa kermesse di stasera al Circo Massimo «Forse torneremo con Peter Gabriel ma non prima di due anni»

da Roma

Alla vigilia del concerto di questa sera al Circo Massimo il chitarrista dei Genesis Mike Rutherford smorza gli insistenti rumors sulla presenza di Peter Gabriel sul palco romano. «Davvero Pete è in Italia? In Sardegna? Non lo sapevo. No, non sarà al concerto. Da tempo siamo in contatto e ormai è qualche anno che parliamo di fare qualcosa per celebrare The lamb lies down on Broadway. Ma non si tratta di un progetto a breve termine». «Credo - aggiunge il chitarrista - che ci vorranno ancora un paio di anni per dare una forma esatta a questa nostra idea». Il grande evento di questa sera organizzato da Telecom al Circo Massimo, invece, non ha segreti. La scaletta è più che definita ed è Phil Collins a spiegarne il motivo. «Questo concerto non coinvolge soltanto noi musicisti - spiega il cantante, tornato dopo una decennale assenza a far parte dei Genesis - ma offre al pubblico uno spettacolo a tutto tondo fatto di immagini, luci ed effetti speciali, direttamente collegati alle canzoni proposte. Impossibile produrci, quindi, in jam session». Il jazz e il blues e tutti quei generi che fanno dell’improvvisazione un elemento portante del loro fascino rimangono, insomma, per la band inglese lettera morta. E nonostante abbiano navigato per oltre vent’anni sulle onde redditizie del pop, Tony Banks e compagni restano prigionieri di un modo di fare musica altamente tecnicista e poco passionale. Un tempo c’erano i virtuosismi del progressive rock, oggi ci sono gli «effetti speciali» a inibire le potenzialità dei Genesis. E pensare che nel mondo oltre una cinquantina di tribute band continuano a campare proponendo esecuzioni impeccabili dei loro primi album. Phil Collins però non si scompone: «Devono pur campare! Scherzi a parte, questa etichetta di progressive band ci è sempre andata stretta. Fin dagli esordi eravamo un gruppo formato da autori oltre che strumentisti ed è naturale che un compositore sia sempre curioso di esplorare modi diversi per esprimersi sul pentagramma». Per un simile gruppo di perfezionisti sorprende la confessione di Rutherford. «Per preparare questo tour ci sono bastate poche settimane - confessa il chitarrista -. La prima volta ci siamo visti nell’ottobre scorso negli States. Fin dal primo momento, però, ci è apparso tutto più semplice di quel che prevedevamo».
La «vita nuova» dei Genesis, insomma, sembra aver definitivamente archiviato il periodo più buio (almeno per loro) della fine degli anni Novanta.

In occasione del loro ultimo tour del ’97 (che fece tappa proprio al Palaeur capitolino) il tiepido consenso del pubblico li fece desistere dal continuare a suonare insieme. Allora non c’era Phil Collins (sostituito da Ray Wilson). Ed è naturale che di quella stagione, anche per un motivo di sensibilità nei confronti del «figliol prodigo», continuino a glissare.

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