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Il geniaccio della nona arte che inventò il "tedeschese"

A trent'anni dalla morte si può dire: "Ach, quanto ci sei mancaten". Ritratto di un soldato non arruolabile

Il geniaccio della nona arte che inventò il "tedeschese"
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ici Bonvi e pensi subito alle Sturmtruppen, a Nick Carter, a Cattivik. Personaggi indimenticabili, creati da un autentico genio del fumetto dagli occhi azzurri e i capelli biondi, scomparso ahinoi - troppo presto. Era il 10 dicembre di trent'anni fa quando viene investito da un automobilista ubriaco. Si stava recando alla trasmissione Roxy Bar, condotta dall'amico Red Ronnie, per mettere all'asta alcuni disegni e raccogliere fondi destinati a un altro artista del fumetto a lui molto caro, malato di tumore: Roberto Raviola, in arte Magnus. Perché Bonvi era un uomo generoso e altruista. Poco tempo prima aveva regalato al regista Guido De Maria le pellicole dei cartoni animati di Nick Carter, e in passato aveva ceduto il personaggio Cattivik al fumettista Silver, suo aiutante per molti anni.

Era un istrione, un anarchico della matita e nella vita. "Mio padre era una persona estremamente libera, istintiva. Ha sempre fatto quello che in quel momento voleva fare, vivendo una vita incredibile", ricorda la figlia Sofia. E racconta un aneddoto. "Quando a Bologna vietarono il traffico in centro alle macchine a noleggio, lui affittò una vettura e si fece multare. Era il suo modo di protestare, finì sui giornali".

In effetti le storie su di lui non si contano. Alcune sono state rievocate da un documentario andato in onda recentemente. "È un peccato che non ci abbiano interpellato durante la lavorazione. Da tanti anni diffondiamo l'opera di Bonvi e curiamo il suo prezioso archivio, mettendolo a disposizione. Sarebbe stato corretto informarci dell'iniziativa e sentire anche la nostra voce", chiosa in proposito Sofia Bonvicini.

Carrista durante il servizio militare, gli viene comminata una sanzione disciplinare dai superiori perché chiede a un commilitone di trainare con un carrarmato la sua 500 in panne, per portarla in un'autofficina. Un giorno, mentre è impegnato in un pattugliamento lungo il confine con la Jugoslavia, ordina al suo reparto di oltrepassare la frontiera per dare una lezione ai dirimpettai, rei di aver insultato pesantemente i militari italiani. Fortunatamente si ferma prima di scatenare una guerra!

Il suo sberleffo non risparmia nemmeno i compagni della rossa Bologna. Nel 1985 viene eletto assessore comunale con il PCI dopo una surreale campagna elettorale: nei manifesti invitava i bambini a far votare i genitori per Bonvi. In poco tempo arriva ai ferri corti con i burocrati del partito, e nel 1987 decide di lasciare. Alla sua maniera, ovviamente. Si presenta a una seduta consiliare in giacca e cravatta e si rivolge così ai presenti: "Non voglio offendere nessuno, ma in vita mia non ho mai trascorso tanto tempo insieme ad una tal congrega di imbecilli". Prende ed esce canticchiando "L'estate sta finendo, e Bonvi se ne va!" sulle note del celebre motivetto dei Righeira.

Come artista, comincia disegnando alcune storie scritte da Francesco Guccini e dedicandosi all'animazione di réclame per Carosello con il regista Guido De Maria. Entrambi saranno suoi amici e sodali a fino alla fine. Quando il quotidiano Paese Sera, nel 1968, lancia un concorso per disegnatori, Bonvi presenta le Sturmtruppen, uno squinternato esercito tedesco parodia della Wehrmacht nazista. E vince. Dopo l'esordio sulla rivista Off-Side, le Sturmtruppen diventano una presenza fissa sulle pagine di Paese Sera, e il successo è immediato. Bonvi si ispira al formato delle strisce umoristiche americane per mettere in scena l'inutilità della guerra e la stupidità insita nell'obbedire ottusamente agli ordini dei superiori. Lo fa attraverso un raffazzonato esercito di cialtroni che parlano un tedeschese improbabile, dove i nomi finiscono in -en, trovata già di per sé comica. È una satira antimilitarista pungente e spesso cruda, anche se non si smette di ridere. I personaggi sono soldaten e uffizialen: i primi imbelli e spaesati, spesso destinati a ricevere un proiettile in fronte o a saltare su una mina, i secondi arcigni sergenti e fatui generali, caricature della vita in divisa e del potere costituito. Ulteriore colpo di genio l'introduzione del fiero alleaten Galeazzo Musolesi da San Giovanni in Persiceten, in realtà un vero gaglioffo. La striscia viene tradotta in undici lingue e pubblicata anche nell'Unione Sovietica e udite, udite nella stessa Germania! Qui il titolo scelto è Sturmtruppen. L'esercito di papà, cioè di Hitler. Cosa buffa, per rendere il tedeschese i personaggi si esprimono con l'accento austriaco, proprio come il dittatore.

La striscia ha probabilmente influenzato Andrea Pazienza che, nel fumetto Aficionados, racconta la guerra tutta da ridere dell'equipaggio di un carrarmato italiano perso tra le sabbie del deserto nordafricano.

E certamente Zerocalcare, che ha modellato la postura dei suoi personaggi, raffigurati con le gambe curve, le braccia dritte lungo i fianchi e le mani all'indietro, su quella delle Sturmtruppen.

Ach, diafolo di un Bonvi, quanto ci manchi!

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