Al Genoa non possono togliere i 7 punti: parola di Lega e Figc

Ecco le carte che danno ragione sul caso Ghomsi e sul ricorso civile Ma ora vogliono processare la società per essersi rivolta al Tar

Al Genoa non possono togliere i 7 punti: parola di Lega e Figc

(...) essersi rivolto al Tar dopo aver chiesto la penalizzazione di quattro punti proprio non averlo fatto. A questo punto vale davvero tutto. E dire che il resto sarebbe è tutto a favore del Genoa. Nel senso che le stesse mosse, le stesse parole, le stesse regole della Figc sarebbero una garanzia assoluta per i rossoblù che aspettano la prossima settimana come quella decisiva per conoscere quale sarà la classifica definitiva, scritta fuori dal campo. Venerdì 9 la commissione disciplinare della Lega di C deciderà a Firenze sul deferimento della società per il ricorso al giudice civile Alvaro Vigotti contro la sentenza della Caf. La stessa Caf, la corte d’appello federale, che è un organo della Federcalcio e ha sede a Roma, invece il 12 dicembre dirà l’ultima parola sul caso Ghomsi e sulla vittoria rossoblù a Ravenna.
Su quest’ultimo punto, si dice che in Romagna facciano a gara per dire di essere sicuri di riottenere la vittoria a tavolino, concessa dal giudice sportivo e poi tolta dalla Disciplinare. Ma ci sono carte, atti ufficiali e chiarissimi, che danno ragione al Genoa. La norma è poco chiara? Sì, è vero. Al punto che è stato necessario chiedere un’interpretazione autentica alla Corte federale, un po’ la corte costituzionale e la corte di cassazione della Figc messe insieme. La richiesta di chiarimenti non è ad hoc per il Genoa, è ancor più insospettabile. Il punto è la posizione di Ghomsi, tornato al Genoa con un’eredità di una giornata di squalifica avuta nella Primavera della Salernitana e schierato negli ultimi minuti della partita. Il regolamento dice che le squalifiche vabno scontate o nella stessa categoria (Primavera) o in prima squadra. E se una società non ha la Primavera ma, come in serie C, la Berretti? Ecco cosa dice la Corte federale, il 6 marzo 2001.
«Un calciatore al quale residuano al termine della stagione sportiva una o più giornate di squalifica inflittagli in una gara del campionato juniores o in una gara del campionato Allievi, deve scontare tale squalifica nella squadra in cui milita nel campionato successivo ed in gare omogenee a quella per la quale aveva riportato la sanzione; nel caso di insussistenza di tale genere di gare, la squalifica va scontata in qualunque tipo di gara disputata dalla società di attuale appartenenza». Quindi Ghomsi, osserva la Disciplinare che ha già dato ragione al Genoa, «doveva o deve scontare la squalifica non già nel campionato di competenza del Genoa, ma nelle omogenee gare disputate dalle società di serie C1 del campionato nazionale Berretti». Atti ufficiali, tutti a firma della Figc e della Lega, che dovrebbero fare molta fatica a smentirsi da sole nell’udienza del 12 dicembre. Anche perché non vale neppure invocare il «nuovo» Codice sportivo modificato dopo l’interpretazione della Corte federale. La Disciplinare ha già raffrontato gli articoli in questione, notando come nelle parti che interessano il caso Genoa non ci sono novità e pertanto «le vecchie, come le nuove, norme sono sono sostanzialmente identiche dal che consegue che l’interpretazione della Corte pronunciata (...) ha piena utilità ed efficacia». Vittoria sul campo in salvo, a meno di acrobazie giuridiche che sarebbero davvero curiose e che comunque potrebbero essere anche impugnate davanti al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato.
Ma prima ci saranno i famosi quattro punti di penalizzazione chiesti per il ricorso al giudice civile di Genova. Il 21 ottobre la Disciplinare di serie C aveva preso tempo. Si parlava di due settimane di riflessione, diventate più di sei. Soprattutto aveva preso atto della «delicatezza degli argomenti in esame», «delle risultanze dibattimentali e dei nuovi documenti depositati agli atti», «ritenendo necessario un più approfondito esame degli atti stessi». Questo perché anche i procuratori federali Federico Bagattini e Mario Taddeucci Sassolini si erano resi conto di aver preso un granchio chiedendo il deferimento del Genoa per la violazione della clausola compromissoria. Una regola che non esiste più da quando c’è la legge 280 del 2003. Gli avvocati del Genoa avevano fatto notare che la stessa legge prevede espressamente che l’autonomia dello sport vale «salvi i casi di rilevanza per l’ordinamento giuridico della Repubblica», come nel caso dei diritti soggettivi che il Genoa intendeva vedersi riconoscere.
L’accusa ha così «ripiegato» sulla violazione del principio di lealtà sportiva, chiedendo quattro punti di penalizzazione perché la società non si è rivolta al Tar del Lazio come richiesto dalla legge 280. Ora, la legge stessa non prevede una parte sanzionatoria per chi la viola, al contrario di quanto prevedeva espressamente l’articolo 11 bis del codice di giustizia sportiva sulla clausola compromissoria. Mancando l’espressa indicazione della «pena», sembra giuridicamente difficile inventarla su due piedi e applicarla subito. Semmai la lacuna andrà colmata dopo il caso Genoa.
Ma, per evitare facili illusioni, proprio ieri è arrivata l’ultima «perla» federale, la cui procura ha deferito nuovamente il Genoa alla Disciplinare della Lega calcio di serie C. Motivo? Questa volta per essersi rivolto al Tar del Lazio contro la retrocessione. Cioè per aver fatto quello che secondo la stessa procura federale andava fatto, a pena di una richiesta penalizzazione di quattro punti. Se il Genoa non va al Tar, la Figc lo vuole penalizzare per non averlo fatto. Se ci va la Figc lo vuole penalizzare per averlo fatto, nonostante abbia applicato alla lettera quanto previsto dalla legge 280.

La società e i suoi avvocati, che avevano fatto il ricorso al Tar proprio per non restare spiazzati nel caso la Cassazione riconosca la giurisdizione del tribunale amministrativo sul caso, chiedono espressamente di non commentare questa novità che lascia interdetti. Delle tre premesse iniziali, due autorizzano a temere che Lega e Figc siano capaci di smentirsi da sole. La terza lo dimostra.

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