Riccardo Signori
nostro inviato a Genova
LInter ha riscoperto lindesiderato fascino del pareggio. Questanno è il primo, dopo lindigestione dellanno passato. Un segno dequilibrio tra vittorie grondanti ottimismo e sconfitte da mani nei capelli? Difficile. Comunque si guardi la partita con la Sampdoria, lInter avrà poco per sentirsi più risollevata dopo le ultime disavventure. Visto con locchio di chi volesse vincere lo scudetto, ancora un passo indietro rispetto a propositi che chiedono una lunga serie di vittorie. Visto con locchio di chi cerca il bicchiere mezzo pieno, una piccola inversione sul trend che voleva lInter mai capace di portare a buon fine una rimonta. Stavolta le rimonte sono state due e, nella ripresa, ci poteva stare un altro gol, se Antonioli non avesse riscoperto virtù di portiere ex milanista e Martins e Cambiasso non avessero scoperto che lo stellone aveva già dato.
Pari sostanzialmente giusto perché la Sampdoria, nel primo tempo, ha perfino ridicolizzato il gioco avversario. Invece, nella ripresa, persa quella velocità che ha fatto girar la testa allInter, specie sulle fasce laterali, la Samp ha cominciato a soffrire la miglior tecnica nerazzurra e il miglior assestamento dei centrocampisti di Mancini. Mancini, appunto, si è guardato la partita dalla tribuna dei giornalisti, rannicchiato nel box di Inter channel. Chissà che la posizione non ne abbia favorito miglior idee circa il modo di riassettare la squadra che ieri è partita secondo abitudini: molle tra difesa e centrocampo, tanto da permettere ad Aimo Diana linserimento da Speedy Gonzalez (con gol) sulla fascia sinistra dove non vigilava Solari. Il carroarmato argentino non aveva ancora messo piede in campo e aveva già combinato il guaio. E non ha smesso finché non è stato richiamato in panchina. Una desolazione, per ora è uno dei peggiori stranieri visti in Italia negli ultimi dieci anni.
Mancini è rimasto impassibile al primo gol, si è scatenato nella rabbia sul secondo quando cabezon Diana ha colpito ancora, solitario in unarea affidata alla grinta stavolta annacquata di Samuel e allesperienza (ma nel gioco aereo non basta) di Mihajlovic. Certo, lInter già dal momento della partenza non stava benissimo: Cristiano Zanetti non si è presentato per un attacco di febbre, Pizarro non stava bene e, comunque, quando zampetta con quelle gambe corte, alla ricerca di chissà qual modo di giocare, non serve a niente. Solari ha ucciso ogni sogno e Adriano, che ogni tanto segnalava dolore alla spalla, pur investito del grado di vicecapitano (così potrà meglio giustificare i ritardi) ha inseguito ombre, non certo i gol. Buon per la Samp, lasciata sola dai tifosi della curva in protesta per almeno mezzora, ma assolutamente straripante nel giocare. Il primo tempo della partita è stato un susseguirsi di colpi di scena: grandi occasioni, due parate decisive di Julio Cesar a toglier gol a Bonazzoli e Palombo, Mihajlovic pronto a calibrare il piede con una punizione che quasi costringe Antonioli a sbatter testa contro il palo, il primo gol di Diana, il batticuore interista nella cui difesa Gasbarroni seminava panico, la grinta da leone di Cambiasso che, con Figo, ha tenuto in piedi il centrocampo ed è arrivato al sinistro gol alla mezzora. Da quel momento lInter poteva rigiocare la partita, ma i soliti corto circuiti difensivi hanno regalato a Diana il raddoppio, finché Cordoba, preso da qualche rimorso, ha pescato a sua volta il colpo da testina doro, spizzicando una punizione di Mihajlovic. Per chi non volesse guardare a strategie, schemi ed errori o omissioni, partita bellissima in quel primo tempo.
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