Provate a chiedere in giro per Genova un parere sul Terzo Valico. Vi risponderanno tutti che «va fatto, assolutamente, è vitale per la nostra città e per la Liguria», anche coloro che non sanno nemmeno cosa sia il Terzo Valico.
Il problema, semplicemente, che è la stessa cosa che vi avrebbero risposto a inizio secolo, quando qualcuno iniziò a parlare di Terzo Valico. Ed è la stessa cosa che vi avrebbe risposto un invitato a un incontro pubblico con il ministro democristiano Vittorino Colombo (confesso che me lero dimenticato, ma larchivio ieri ha contribuito a riportarmelo alla memoria) che spiegava come la ferrovia veloce fra Genova e Milano fosse dietro langolo. Ed è la stessa cosa che vi avrebbero risposto tutti coloro che, nel centrodestra come nel centrosinistra, hanno tagliato nastri, aperto fori pilota e posto le prime pietre di questa opera «indispensabile, da ieri, non da domani».
Invece - nonostante i passi avanti delle ultime settimane, fatti soprattutto grazie agli sforzi del presidente della commissione Infrastrutture di Palazzo Madama Luigi Grillo - di Terzo Valico continua a non esserci nemmeno lombra. Ed è un problema grave. Perchè la vita di Genova passa, indissolubilmente, dal Terzo Valico. E, come in una filastrocca del circolo virtuoso, come in una sorta di Alla fiera dellEst applicata ai binari, proverò a cantare per lennesima volta le lodi del Terzo Valico e, soprattutto, la sua importanza strategica per il futuro di Genova, delle nostre famiglie e dei nostri figli.
Importante: ho scritto «il futuro», non «un futuro». Nel senso che, davvero, il Terzo Valico e le infrastrutture sono la sola e unica speranza di futuro per Genova e per la Liguria.
In tutto questo, cè ununica notizia positiva: il mese scorso la manifestazione voluta da Carlo Castellano, patron di Esaote, elfo geniale dellimprenditoria ligure, (...)
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