Genova si ribella alla «sala Carlo Giuliani»

Genova si ribella alla «sala Carlo Giuliani»

Diego Pistacchi

Dicono che i morti non dovrebbero essere strumentalizzati. Dicono. Ma poi tutti si scambiano accuse in nome di Carlo Giuliani. Morto. E morto con un passamontagna sul volto, con un estintore tra le mani, con la voglia di spaccare la testa a qualche suo coetaneo che vestiva una divisa e che era rimasto intrappolato in una jeep assediata da una folla inferocita nei giorni caldi del G8. Morto perché uno di quei suoi coetanei in divisa ha premuto il grilletto della pistola che aveva ricevuto dallo Stato per difendere l’ordine pubblico.
Ora il nome di Carlo Giuliani verrà usato. Da Rifondazione Comunista, per mettere una targa in Senato dedicata a quel giovane col passamontagna. Dalla polizia e dalle forze di centrodestra per urlare il loro no alla santificazione di un ragazzo che come simbolo positivo proprio non ce lo riescono a vedere. È scontro aperto e infinito anche a Genova, dove la notizia è rimbalzata e dove subito molti lettori hanno voluto far sentire la loro voce di dissenso. All’annuncio del gruppo di Rifondazione di inaugurare presto «sala Carlo Giuliani» all’interno della «Camera Alta» il primo a rispondere è stato il Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria. Roberto Martinelli, il segretario generale aggiunto va oltre la questione prettamente politica, si pone il problema della figura di Carlo Giuliani. «Cito le parole di don Paolo Farinella, un sacredote che in quei giorni era in piazza, accanto ai contestatori. Lui stesso ricorda ai genitori della vittima che “le immagini immortalano Carlo Giuliani con un estintore in mano, pronto al lancio, pronto a colpire. Se avesse potuto uccidere, in quel momento, vostro figlio avrebbe ucciso. Quel giorno io c'ero e ho visto con i miei occhi: Carlo non era con le centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze pacifici e non violenti, ma era in prima fila, là solo dove i violenti dominavano la piazza”». Martinelli allora si chiede se «qualcuno abbia mai pensato di dedicare una sala del Senato o della Camera a uno delle decine e decine di poliziotti, carabinieri, finanzieri e appartenenti alle forze dell'ordine uccisi dalla criminalità e dal terrorismo mentre difendevano le istituzioni democratiche.». Insiste invece il Sap, il sindacato autonomo di polizia, che ritiene che «con l'intitolazione di una sala riunioni del Senato a Carlo Giuliani, le istituzioni sono state umiliate ed offese».Parole del segretario Filippo Saltamartini che annuncia di voler «valutare ogni iniziativa possibile».
Il senatore Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione si dice invece «orgoglioso» della scelta, perché «Carlo Giuliani era uno dei tantissimi giovani che si battono per modifcare lo stato delle cose, ed è stato vittima delle inaudite e immotivate violenze scatenate il 20 e 21 luglio 2001 da alcune frange delle forze dell'ordine». Qui però scende in campo la politica. Le bordate più pesanti contro Rifondazione arrivano dall’Udc. L’onorevole Carlo Giovanardi si sforza di trovare «tutta la carità cristiana nei confronti di chi ha perso la vita, ma ritengo intollerabile che una sala di un gruppo parlamentare del Senato sia intitolata a Carlo Giuliani che stava linciando assieme ad un gruppo di violenti facinorosi mascherati e armati di spranghe, giovani carabinieri di leva, già feriti durante l'aggressione». L’ex ministro si rende conto che si tratta di una sala a disposizione del Prc e non di tutti i partiti e quindi si pone le possibili soluzioni. E chiede l'intervento del presidente del Senato «per far rivedere la decisione al gruppo di Rifondazione comunista, e se non ha strumenti per intervenire, esprima almeno alto e forte il suo dissenso da questa incredibile decisione». Gli fa eco la senatrice dell’Udc Sandra Monacelli che invita Rifondazione «a vergognaris per aver strumentalizzato la morte di Giuliani». Polemiche che seguono di poche ore l’ingresso in Senato di Heidi Giuliani, mamma di Carlo, che ha preso posto a palazzo Madama e in particolare nella prima commissione permanente, quella degli affari istituzionali, che poi è anche quella che sarà chiamata a lavorare sull’ipotesi di una commissione d’inchiesta sui fatti del G8. E proprio a questo fa riferimento ancora il senatore Russo Spena nel rispondere a Giovanardi: «Con le sue accuse ribalta la realtà dei fatti.

Se è sicuro che le cose siano andate come dice lui, appoggi la scelta di fare la commissione d’inchiesta per fare chiarezza». Sono passati più di cinque anni, Carlo Giuliani vive, come dicono i suoi compagni. Ma solo nelle polemiche.

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