La legge sulle intercettazioni del ministro Angelino Alfano è da rivedere. Così come non andava bene quella che voleva fare il governo Prodi. A pagare, semmai, per la fuga di notizie, siano i magistrati. Che poi sono quelli che le vere fonti dei cronisti di giudiziaria. La casta dei giornalisti deve fare autocritica. Chi scrive deve ragionare da uomo libero e non da servo. I racconti sull'indipendenza dei direttori e dei capiredattore. Gli aneddoti di alcune telefonate ricevute, pochine per la verità, dagli editori per fare pressing su questa o quellaltra notizia. Così come la coscienza che la categoria delle firme è in declino. Tanto che spesso molti giovani redattori non sono in grado di distinguere la differenza fra Corte di Cassazione e Corte Costituzionale.
Divertente. Interessante. Animato. E con un pubblico attento che non si è perso una parola dei protagonisti. È il dibattito che si è tenuto ieri sera al Teatro della Gioventù di via Cesarea organizzato dal circolo Tradizione e Libertà di Giuseppe Murolo e intitolato «Politica e informazione».
Seduti sul palco insieme al consigliere comunale di An c'erano il direttore di Panorama Maurizio Belpietro, arrivato in centro città con la scorta, il caporedattore centrale del Secolo XIX Luigi Leone e il caporedattore della redazione genovese de il Giornale Massimiliano Lussana.
«Si dice che occorre ispirarsi al giornalismo allinglese - ha esordito Belpietro - ma devo affermare che i giornalisti italiani, quando vogliono, sono molto bravi pure loro. Per anni mi hanno detto di tutto. Da venduto a servo di Berlusconi a giornalista non indipendente. Ma poi sono uno dei pochi direttori che sono stato licenziato per non essermi piegato a talune richieste di un editore come per l'inchiesta sullo scandalo Scalfaro. Quando grandi gruppi bancari controllano Rcs e il Corriere della Sera tralascia alcune inchieste, appunto, su certe banche, rimango molto perplesso. Quando alcune grandi firme di quel giornale sono costrette a scrivere su Internet i loro editoriali e, altri, vengono addirittura allontanati, mi fermo davvero a pensare».
«Sulle intercettazioni - ha continuato Belpietro - penso che la legge proposta dal ministro Alfano sia sbagliata. Così come lo era quella proposta dal governo Prodi. Le notizie arrivano dai magistrati o dalla polizia giudiziaria. Pochissime volte dai cancellieri dei Tribunali. C'è un chiaro interesse di una parte ovviamente. E quindi, semmai, a pagare devono essere proprio quei magistrati si lasciano scappare le notizie.
«Sono d'accordo con Belpietro - ha detto Leone - non è possibile condannare a tre anni un cronista e lasciare perdere il magistrato che gli ha fornito il materiale, testi delle intercettazioni comprese, in una sorta di impunibilità. Occorre prendere il problema per la testa e non per la coda».
«Belpietro e Leone - ha commentato Lussana - sono purtroppo una razza rara di giornalisti che credono a quello che scrivono e prima di cominciare un'inchiesta o un'editoriale studiano e si documentano bene. Dovrebbe essere la norma, ma purtroppo il giornalismo italiano deve fare una grossa autocritica».
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