«Gli assenti di Chiavari volevano l'invito d'oro?»

(...) L'appuntamento di Chiavari è stato tutto fuorché un fallimento, sia sotto il profilo strettamente organizzativo (con stand gastronomici di qualità e appuntamenti musicali di sicuro livello: del resto di festa si trattava!) sia, per quello che più conta, sotto il profilo politico.
Non va infatti dimenticato che l'elemento significativo e caratterizzante la festa azzurra edizione 2012 è stata l'organizzazione di tre sessioni di lavoro, in aggiunta ai tradizionali dibattiti serali, con l'obbiettivo di confrontarci e sviluppare una comune linea d'azione su temi di stretta attualità politica e amministrativa.
Dicono che è stata una festa ad escludendum? Nulla di più falso: come coordinatore provinciale vicario ho personalmente firmato, insieme con Gino Garibaldi, le lettere indirizzate a tutti i parlamentari, con le quali venivano invitati a comunicare la propria disponibilità ad intervenire, comunicandoci personalmente giorno, orario e tema su cui articolare il loro contributo, ovviamente il tutto in tempo utile per poter inserire il loro nome nel programma e sui manifesti. Se poi qualcuna di queste lettere dovesse essere - che so - vergata d'oro o impreziosita da cornicette - ebbene - mi sento in tutta onestà di poter dire che non è un mio problema.
Dicono sia stato un flop per l'assenza di big del partito? Rispondo che, in un momento in cui ci si straccia le vesti invocando ad ogni piè sospinto il rinnovamento e imperversa incontrastata l'antipolitica, abbiamo consapevolmente scelto di mostrare un'altro PdL, meno noto ma altrettanto di valore, convinti che anche su di esso si possa contare e puntare, e tanto Guido Crosetto quanto Massimo Corsaro ne hanno dato, con il loro intervento, ampia dimostrazione.
Dicono che sia intervenuta poca gente? A parte che le categorie del tanto e del poco sono tra quelle soggette a maggiore discrezionalità, mi permetto di osservare che, considerato il momento di scarso appeal dei partiti in generale e, soprattutto, il feroce boicottaggio attuato da diversi esponenti di primo piano del partito, ho al contrario notato con piacere tante facce nuove, e tanti giovani, che si sono aggirate fra gli stand e la pedana da ballo, certamente non in numero inferiore alle precedenti esperienze targate Fiumaretta.
L'unico fallimento che c'è stato, a ben vedere, è soltanto quello ascrivibile a chi ha scelto di disertare l'appuntamento, utilizzando puerili pretesti per trasformare un momento di festa e di confronto nell'ennesimo momento di scontro e di polemica, cosa di cui nessuno avvertiva il bisogno.
Un'ultima considerazione sulla «rivoluzione» dei giovani. È mia personale opinione che il partito abbia bisogno di un rinnovamento, ma questo non deve necessariamente essere sinonimo di «ringiovanimento», e lo dico ritenendo di poter ancora qualificarmi come «giovane», perlomeno per l'agone politico.
Anche perché, come bene ha detto Angelino Alfano davanti ai mille membri (io fra questi) dell'assemblea nazionale che lo hanno eletto segretario del partito, ci sono probabilmente giovani affacciatisi alla politica e nati già vecchi nei modi, che andrebbero rottamati, e ci sono anziani che devono invece essere conservati, se non altro per il bagaglio di esperienza che possono mettere a disposizione di tutti.
Ma prima ancora di un rinnovamento nei «volti» serve un rinnovamento nei «metodi», a cominciare da quello relativo alla selezione della classe dirigente, che troppe volte ha dato l'impressione (e non solo quella) di seguire dinamiche che con tutto avevano a che fare fuorché merito, esperienza e competenza.


E fra i metodi da rinnovare, con assoluta urgenza, c'è sicuramente anche quello del confronto interno al partito, e la polemica scatenatasi attorno alla festa regionale, su cui alcuni hanno dato veramente pessima prova, ne dà - ahimè - imbarazzante testimonianza.
*responsabile regionale organizzazione Pdl

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