Barbareschi al Politeama graffia come il Gattopardo

L’attore al Politeama da martedì a domenica con lo spettacolo ispirato all’opera di Tomasi di Lampedusa: "Una decadenza che è anche di oggi"

Barbareschi al Politeama graffia come il Gattopardo

Lo attendiamo in televisione a novembre con la seconda serie di Nebbie e Delitti, ma lo rivedremo prima a teatro. Luca Barbareschi sarà al Politeama Genovese da martedì 9 a domenica 14 ottobre nei panni del principe di Salina, tratteggiato da Tomasi di Lampedusa, nel ruolo che al cinema fu di Burt Lancaster. Ma guai a nominargli l’attore americano. Barbareschi regista e attore con una carriera di trent’anni fatta di cinema, teatro e tv si è gettato in questa nuova fatica teatrale con lo spirito grintoso e polemico che l’ha sempre contraddistinto, facendolo amare moltissimo dal pubblico. E l’ha fatto per sostenere un concetto importante: la tradizione teatrale e cinematografica italiana non ha nulla da imparare, semmai l’esatto contrario e il fatto che le produzioni italiane non vengano «esportate» fa parte di quel generale senso di decadenza culturale e politica che interessa il nostro Paese. Una decadenza che Luca Barbareschi-Fabrizio Corbera principe di Salina incarna in un doppio io: l’uomo e il personaggio, distanti nel tempo e nello spazio, hanno in comune una potente rabbia contro il dilagare dell’incompetenza, del qualunquismo, contro il rotolare verso il basso in una discesa irrefrenabile di una tradizione culturale, di un’epoca.

«Il sogno del Principe di Salina, l’ultimo Gattopardo», di Andrea Battistini che ne ha curato la regia, diventa così l’emblema di un modo di essere che non va al passo con i tempi e che, attraverso una profonda sofferenza personale, racconta un fallimento. Forse il fallimento personale che in varia misura molti hanno dentro, di certo un fallimento collettivo di una stagione storica che non brilla. Ieri come oggi. E come in un gioco degli specchi l’ieri e l’oggi si intrecciano e si confrontano. Per parlare di etica e di morale. «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi», diceva Tancredi nella Sicilia del 1860. E da lì il regista parte per raccontare al pubblico un testo ricco di suggestioni , dove sono più gli interrogativi che le risposte. Come deve essere. «La rete di eventi realmente accaduti, la vera storia della casata, appunto - spiega il regista -, e le riflessioni, i sentimenti di Giuseppe Tomasi, vergati nell’intimità di diari e di lettere, e poi mescolati a cronache familiari, fotografie, stampe e documenti, mi hanno guidato nell’esplorazione del pensiero dell’“uomo Gattopardo”, di fronte alla storia, alla sua terra, al suo popolo, a se stesso». Una storia interpretata con grande impatto da Barbareschi che ha portato lo spettacolo sui palcoscenici di molte città italiane, già nella scorsa stagione, con grande successo di pubblico e critica.

Nei panni di Angelica, che nel film di Visconti era Claudia Cardinale, c’è Francesca Delfino, mentre Aldrefo Angelici è Tancredi.

Ne «Il sogno del principe di Salina: l’ultimo Gattopardo»Barbareschi incarna un «burbero amareggiato che non sorride mai», ma capace di stupire per battute che tagliano in due. Un uomo dilaniato da un conflitto che non è solo interiore, capace tuttavia di far sorridere con il suo sarcasmo, mai fuori luogo.
Una grande prova di attore.

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