Il compagno Doria ha paura e fa l’appello a non votare i «piccoli»

Il compagno Doria  ha paura e fa l’appello a non votare i «piccoli»

«Dovete votare per un candidato che possa conquistare il Comune. Non disperdete il voto fra liste minori, che potrebbero farci perdere e regalare Tursi al centrodestra. Andare a votare è un diritto che ci hanno lasciato in eredità i partigiani, i martiri della liberazione, le vittime della Benedicta ovvero quelli ai quali sono state intitolate le strade del vostro quartiere. Non bisogna disperdere i voti». È l'appello al voto utile del candidato sindaco Marco Doria (consigliere nella Fondazione San Paolo) che ieri ha aperto la campagna elettorale al Cep di Prà: prima uscita pubblica dopo le primarie (e le vacanze). La chiamata alle armi dell'unità a sinistra, significa non soltanto ammettere la spaccatura dei centristi nel Pd, ma anche avere paura del candidato del centrodestra e «collega» nella Fondazione Carige Pierluigi Vinai. Il marchese rosso è arrivato ieri al circolo Arci poco dopo le 17,30. Zainetto nero sulle spalle, loden grigio, pantaloni di vigogna, scarpe marroni e una felpa «dandy» di lana scura firmata Gant. Sorrisi. Strette di mano. Microfono. «Arrivo adesso dall'Università, un lavoro che mi piace - ha detto Doria - La situazione di crisi è drammaticamente complicata e non migliorerà nel breve termine. Non mi sento di raccontare favolette come hanno fatto altri. Comitati, circoli e cittadini sono la vera ricchezza per la città. Ho un sogno. Genova che riprende ad essere più attiva e nuovi spazi per i giovani. I problemi non si risolvono con le liberalizzazioni e basta. Ci vuole dedizione, partecipazione e trasparenza».
I rappresentanti dei cittadini e dei comitati hanno poi illustrato al professore i problemi del quartiere, cominciando da un ascensore rotto.

Qualcuno tra i cento residenti si è lamentato per il «siparietto» programmato e ha contestato un relatore: «Se non possiamo parlare, ce ne andiamo via». «Chiunque può parlare - è intervenuto Doria - si può partire dall'ascensore rotto per comprendere e risolvere i problemi dei cittadini. È la democrazia partecipata».

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