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La cultura in Liguria? Una questione privata

(...) felici i cultori del fascino e del look di Nina, felici i commercianti, felici gli acquirenti. Gli unici a essere un po' meno felici erano i mariti che erano stati così imprevidenti da dare la carta di credito in gestione alle mogli. Ma sono piccoli particolari.
Il punto, qui è un altro. E va oltre i capelli e le meravigliose acconciature di Nina e oltre la soddisfazione dei commercianti dell'Outlet. Il punto è il fatto che - a Genova e dintorni - per trovare qualche evento estivo degno di tal nome, occorre rivolgersi ai privati. Il festival di Serravalle - tutto pagato dall'Outlet e tutto gratuito - è solo la punta dell'iceberg, ma basta pensare al concerto di Andrea Bocelli in piazzetta a Portofino per avere un altro esempio.
Messo per iscritto, su carta intestata della Regione, dall'assessore al Turismo Angelo Berlangieri, uno dei migliori dei Burlando-boys e soprattutto un tecnico che non ha mai smesso di essere tale, anche dopo essere entrato in politica: «In tempi di spending review, poter offrire a costo zero l'immagine della Liguria con la piazzetta di Portofino alla televisione americana Pbs con un evento destinato a un pubblico planetario credo che si possa considerare una bella grande opportunità per la promozione della Liguria». Berlangieri non ha fatto finta che non ci siano problemini logistici, ma «penso che fra costi e benefici il saldo alla fine sia positivo per Portofino e per tutta la nostra regione». Ma evidentemente, questo è un concetto che - alle nostre latitudini - va messo comunque nero su bianco.
Eppure, questi due esempi sono quasi il riassunto di un'estate povera. Non solo di soldi, con il disimpegno economico degli enti locali che hanno tagliato innanzitutto sulla cultura e sugli spettacoli (ma non su tutti, e qui c'è qualcosa che non va). Ma povera anche di idee, persino di quelle buone che si erano viste fino ad ora.
E così, drammaticamente, nei giorni in cui si celebrano le belle intuizioni di Renato Nicolini, l'invenzione dell'Estate Romana e di Massenzio, l'estate genovese latita. Sparito Mondomare, che è rimasto in piedi solo a Lavagna ed esclusivamente grazie all'impegno di Duferco commerciale; sparito il cartellone delle iniziative estive; sparita anche (e per qualcuno è un bene, ma questa è un'altra storia) la Notte Bianca. Addirittura, negli appuntamenti di fine estate, viene citata la festa Democratica (la ex Festa dell'Unità che si snoda fra Caricamento e il Porto Antico) come se fosse uno degli appuntamenti culturali di grido. E, purtroppo, nel quadro attuale, non è nemmeno una forzatura così azzardata.
Rimangono solo brandelli d'Italia, affidati più al volontariato e agli sponsor che a un progetto organico.

E li cito, un po' disordinatamente, scusandomi per le dimenticanze: penso agli eventi ospitati al Porto Antico, dai maxischermi per gli Europei ai concerti della Grandi Eventi di Vincenzo Spera, che non va mai in ferie; ai fuochi d'artificio che la Regione ha unificato in un calendario unico; al Festival degli Scali a Mare e all'Odissea inventata da Sergio Maifredi, a cui si devono in settembre anche i preziosi «Dialoghi sulla rappresentazione»; fino agli eventi di Villa Bombrini, voluti dalla società per Cornigliano.
Ma sono solo piccole voci di resistenza. Urla di una regione che vorrebbe essere turistica, ma che non sa più nemmeno cosa significhi cultura. Mette tristezza.

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