2CAINO E COMPAGNI
Giù le mani
dal giocattolo
La stagione non è finita: non è finita per il Genoa, né per buona parte delle altre squadre. Probabilmente non è proprio definitivamente conclusa nemmeno per alcune delle «grandi», visto che ben pochi sono gli obiettivi già assegnati con certezza matematica: così a prima vista direi solo la Champions League dell'Inter e la Europa League per Milan e Juventus. Eppure il fiato alle trombe che viene dato in questi giorni è molto superiore al fiato rimasto nei polmoni di parecchi calciatori di serie A. Molto appropriate, pertinenti e tempestive le parole del presidente Preziosi: «I giocattoli non si smontano, semmai si montano». Il costante lavorìo mediatico di contorno, che pur rifuggendo qualsiasi paranoia complottista, genera ondate di nervosismo e distrazione, serve a riempire la pagine dei quotidiani e le scalette delle trasmissioni Tv, ma non basta, spero, a disturbare il lavoro di questo fantastico gruppo, decisamente proteso al raggiungimento di un risultato finale davvero molto importante per il futuro del Genoa. Direi strategicamente determinante, per i prossimi anni.Gli «altolà» che la società, e il Presidente in prima persona, si trovano impegnati a pronunciare quasi quotidianamente, cadono nel vuoto soltanto per chi non vuole capire: il giocattolo Genoa appartiene a sé stesso, e al suo Giocattolaio; a nessun altro sarà offerta l'opportunità di metterci le mani sopra. Se questa situazione, così rivoluzionaria per chi ha bene impresse nella memoria certe presidenze passate, non verrà capita in tempo, sarà tanto di guadagnato per noi tutti, coronarie comprese. Vale per tutti un esempio: la non-trattativa che non-portò Konko all'Inter, l'anno scorso. Nessuno tocchi il Giocattolo: è un'esortazione anche per noi tifosi... compatti e incredibilmente trascinanti, quando Diego Milito alza le tre dita al momento del trionfo; insicuri e scuri in volto, ogni volta che leggiamo una locandina o guardiamo certi programmi televisivi. C'è ancora bisogno di calore, sostegno e fiducia, prima di pensare ad altre cose.
Caino. Osservo nella mente il film del campionato, e qualche vecchio flash-back. Vedo Rubinho, Criscito e Bocchetti, Biava, Modesto, Mesto e Palladino... vedo i nostri mastini ringhianti col sangue alla bocca. Allora cerco le cartelle cliniche delle loro vittime, ma non esistono, se non nella fantasia di certo giornalismo, in certe pagelle, nei discorsi nei bar. Anche qui rifuggo la tentazione, e sorrido all'ipotesi di complotto. Ma osservando le partite, e guardando i falli del Genoa, dei Genoani in campo, mi domando come sia possibile mistificare la realtà fino a questo punto. Quanti giocatori avversari sono usciti in barella? E quanti dei nostri? Nessuno tocchi Caino: le bugie hanno le gambe un po' troppo lunghe, ma prima o poi diventano l'autogoal dell'anima, anche per chi ha l'immunità perpetua. Guardo indietro e rivedo i nostri mastini ringhianti col sangue alla bocca: il loro.
L'altra ligure in serie A. Troppo facile davvero, oggi, osservare la classifica e contare i punti di differenza... Piacevole, ma lontano dalla realtà, fare paragoni. Sono due realtà diversissime, e la situazione odierna riflette bene i programmi e le strategie che ci hanno portati qui. Ma ci sono ancora obiettivi da raggiungere, risultati da ottenere... e preferisco concentrarmi su di noi, sulla prossima partita.
Nessuno tocchi il «Chievo di Genova»: per quel poco che mi interessa, non vorrei mai portargli fortuna...
2VOLTARE PAGINA
Dopo sette anni
di Walter, ora basta
Sono stufo di allenatori perdenti, che schierano terzini alle fasce e centrocampisti all'attacco. La Samp attualmente (spes ultima dea) non può avere altri obiettivi che piazzamenti decorosi e perlomeno sarebbe bello divertirsi la domenica. Dopo 7 anni dei due Walter, dico: basta!!! Ho 60 anni e non ricordo che il Genoa abbia mai vinto 2 derby e, in entrambi, Mazzarri ha dato una bella mano al grifone. All'andata schierando la 3ª punta all'80' ed al ritorno con le perle «Raggi-Del Vecchio». Per concludere degnamente la stagione consiglierei al nostro «Braveheart» di confermare per la finale con la Lazio i 9/11 sostituendo il duo Pazzini-Cassano, con Delvecchio-Stankevicius... magari limitiamo il passivo. E naturalmente tutta la settimana «allenamenti a porte chiuse» così Delio Rossi si arrovellerà, pensando come il nostro cambierà il 3-5-2 (pardon 5-3-1-1-). I derby si possono vincere o perdere per episodi, ma uno come questo nel quale noi chiedevamo solo la soddisfazione morale mentre i cugini avevano una grossa pressione psicologica per la posta in palio...
Nello Caccavale
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