Il dibattito in redazione

2ERRORI A CATENA

Dalla vipera al lupo

demagogia verde
Egregio Direttore, ieri ho letto dei lupi che nel parco del Beigua fanno stragi negli allevamenti di bestiame? Gli allarmismi sono ingiustificati? Niente di più falso! Chi sono queste scienze occulte di tecnici? Il lupo non è aggressivo? Errore! Come scrissi mesi or sono, un pastore figlio di un mio commilitone alpino una notte d’estate si trovava a 2400 metri. Nelle Alpi Liguri c’era una violenta burrasca e la pioggia si trasformò in neve. Alle due di notte il pastore di 40 anni sentì belare le pecore, uscendo dalla tenda si accorse che un branco di lupi stavano facendo strage. Che fare? Prese il suo bastone per scacciarli ma... un paio assalirono il pastore che prontamente fu difeso da uno dei suoi cani che venne azzannato da un lupo e morì innanzi al padrone.
È tornato il lupo dalle Alpi Occidentali sino agli Appennini? Quale conoscitore di monti direi chi sono coloro «che inconsciamente ed irresponsabilmente» anni or sono introdussero il Lupo sulle alture dove attualmente i pastori vivono con il batticuore? Tengo a precisare che ad ogni pecora sbranata, il pastore non percepisce nemmeno il 70 per cento del valore dell’animale. La Regione Liguria anni or sono introdusse i caprioli (assai prolifici) che dopo pochi anni hanno infestato (soprattutto nell’erba) miliardi delle pericolosissime zecche nere, infestando le gambe degli ignari escursionisti.
Gli ambientalisti hanno introdotto il Lupo perché cacci il capriolo, ma vediamo che chi ne fa le spese sono le innocenti pecore e... capre! Circa 30 anni or sono Verdi, ambientalisti e protettori della natura per giorni pagarono un elicottero per trasportare Vipere (testimone oculare). L’elicottero rimaneva librato a pochi metri dal suolo, da esso venivano gettati dei sacchetti di plastica che contenevano ognuno una vipera!
Ma il fatto che le vipere non erano le comuni (cioè l’Aspis) ma la vipera Ammodites doppiamente più velenosa della comune Aspis. Erano mesi che gli ambientalisti dicevano che si stava estinguendo la Vipera locale (sic!). Io sbugiardo questi cialtroni perché le Vipere Aspis ci sono tuttora come sempre ebbi modo di incontrarle da almeno 60 anni.
2LA DIDASCALIA
«Strada 30 giugno,

infausto giorno»
Caro Dott. Lussana, non c'è niente da fare, neppure un ripensamento, la Giunta Comunale genovese di Sinistra-Centro va avanti come un carro armato e non vede l'ora di intitolare la via che segue la sponda destra (ma la Giunta camminando «al contrario», la vede sinistra...) del torrente Polcevera ai moti del 30 Giugno 1960. Ad buon uso di chi ha la memoria corta, oppure considera l'accaduto una «bazzecola», ricordo che quel giorno, oltre ad impedire con la violenza il Congresso di un partito sito democraticamente in Parlamento che oggi, dopo qualche «lavaggio» in Tevere, fa attiva parte della maggioranza di Governo (per informazioni più dettagliate rivolgersi a Gianfranco Fini...), i dimostranti causarono ingenti danni sia a persone che a cose. La curiosità è grande: le novelle targhe, all'inizio e al termine della via, saranno anonime, oppure mostreranno la didascalia «infausto giorno in cui per opera di facinorosi di sinistra furono sospese le garanzie costituzionali»?
Cordiali saluti.
Luigi Fassone - Camogli
2DEPURATORE DI QUINTO
Corrente da ponente

pesci niente
Ormai l'estate 2010 è un dolce ricordo e anche quest'anno si sperava che con l'entrata in funzione del depuratore di Quinto la salute del nostro mare migliorasse. Invece i problemi sono sempre gli stessi già riscontrati con il depuratore di Sturla: emanazioni di cattivi odori; «troppi pieni» periodici, ecc.
Questa è la prova che anche i depuratori di nuova generazione hanno dei limiti e di conseguenza sul litorale del levante l'unica occasione per tuffarsi in acque discretamente pulite è quella di sperare nella combinazione: corrente marina verso ponente e vento di tramontana almeno nelle ore notturne.
In caso contrario, ovvero con corrente da ponente verso levante tutto l'inquinamento del porto di Genova e del centro storico arriva oltre il monte di Portofino pregiudicando la balneazione e la pesca dei pochi pesci rimasti. In questa occasione i pescatori amano dire: «corrente da ponente pesci niente».
Anche a causa di ciò, anno dopo anno, la quantità di specie ittiche si riduce notevolmente rispetto al passato, considerando che la distruzione dei fondali iniziata negli anni 60 a causa delle famigerate discariche, dall'inquinamento e dal lassismo imperante di chi non fa rispettare le leggi vigenti come la indiscriminata pesca a strascico, i cui pescherecci rastrellando sottocosta distruggono tutto quello che incontrano nel loro percorso compreso le superstiti praterie di posidonie.
Tutto ciò avviene malgrado numerose tavole rotonde e convegni effettuati nel corso di questi ultimi 40 anni, dove persone altamente qualificate: scienziati, tecnici e appassionati del mare lanciarono il grido di allarme parlando chiaro.
Di fronte al programma che prevedeva l'osservanza rigorosa delle leggi vigenti, «isole di ripopolamento» furono affondate vecchie «chiatte» nel Tigullio e a Loano con i finanziamenti della Comunità Europea fu costruita con risultati positivi una barriera in blocchi di calcestruzzo simile a quella costruita al largo del Conero (Ancona) e ultimamente l'istituzione del Parco Monte Portofino con la realizzazione di una area marina protetta da ogni tipo di pesca.
Invece, nel capoluogo ligure niente fu fatto malgrado che il sottoscritto nel 1986 presenziando alla inaugurazione della barriera di Loano, dalla ditta romana specializzata in questi lavori ottenni tutte le informazioni necessarie per proporre al Comune di Genova una simile iniziativa. La proposta regolarmente presentata dopo un iter burocratico durato un paio di anni, fu accantonata. Essa prevedeva, con la sola spesa della progettazione, un'isola di ripopolamento al largo della spiaggia di Sturla ad una profondità tra i 18 e 25 metri in un'area di circa 3 Kmq. la posa di un nucleo costituito da 30 piramidi distanti tra loro 25/30 metri formate da blocchi cubici di mt 2 di spigolo, su cui venivano praticati dei fori da servire come tana sia per le specie ittiche che prediligono rifugi a più aperture sia per quelle che le vogliono chiuse.
Quest'opera poteva contribuire a ristabilire l'equilibrio naturale ora alterato, ma soprattutto la protezione e lo sviluppo della posidonia che un tempo con le sue praterie tappezzava le coste fino a 40 mt di profondità, vero polmone del mare, che produce ossigeno, da protezione, alimentazione alla fauna e inoltre rallenta notevolmente il moto ondoso impedendo maggiori danni alle costa nel corso delle mareggiate.
Con la presenza di queste barriere si è constatato che il quantitativo di pescato circostante il rettangolo protetto risulta triplicato rispetto alle altre aree come quelle genovesi «indifese».


Ecco perché nei mesi di luglio e di agosto il dilettante che pesca lungo le coste genovesi ha l'impressione di pescare in una vasca da bagno e continuando con questo andazzo molti pescatori professionisti saranno costretti ad abbandonare questo lavoro.
Giuliano Gattorno
Assessore Ambiente Municipio Levante

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