Il dibattito in redazione

Il dibattito in redazione

2 LEGGE UGUALE PER TUTTI
I magistrati indaghino

sul documento di Tursi
Sono entusiasta del comunicato di Magistratura Democratica di Genova. Ora che essa auspica che «ogni lesione del diritto, da chiunque commessa, possa avere una risposta giurisdizionale rapida, efficace, rigorosa e credibile» siamo tranquilli che qualche suo membro indagherà prontamente per possibile falso in atto pubblico, reato perseguibile d'ufficio, a seguito del documento del Comune di Genova che millantava un’inesistente manifestazione al fine di ledere il sacrosanto diritto civile di un partito a raccogliere firme di cittadini. Attendiamo fiduciosi perché, giustamente, la legge è uguale per tutti.
2 IL GIUDIZIO DEI CITTADINI
La gente sa benissimo

chi devastò Genova
Io per autoconservarmi la mente, tendo ad eliminare dai miei ricordi quelli più sgraditi. In questo caso preferirei dimenticare senza l'assillo di qualcuno che ogni anno, invece, fa di tutto per ricordarmi l'accaduto e per confondere le idee. Ma visto che così non è, anche quest'anno cercherò di dire la mia. Carlo Giuliani non era ciò che si definisce «uno stinco di santo» e la parte dell'eroe da santificare non si addice a quell’estintore che impugnava, in maniera non amichevole, contro le forze dell’ordine. Sulle nefandezze della Polizia (o di una sua parte) ha indagato la Magistratura, ed ha emesso la sentenza di condanna per le persone implicate. Oggi ricordare il G8, significa riaprire una ferita ancora sanguinante, del sangue di Carlo Giuliani, ma anche del sangue di tutti quei poliziotti feriti e del sangue delle devastazioni subite dalla città e dei suoi abitanti. Lasciamo perdere i misteri, qui la storia sembra essere molto chiara, a meno che non si vuole far diventare un martire, un «guastatore» conclamato, vagabondo e disconosciuto dalla famiglia, ai tempi dell’incidente. State certi che se giustizia ultraterrena esiste dovranno scontare le loro colpe sia chi, ha sfasciato Genova e attaccato ingiustamente le forze dell’ordine, sia chi si è macchiato di crimini all’interno della scuola Diaz e del carcere di Bolzaneto. Il giudizio popolare è più giusto di quello sancito dalla magistratura.
Non ho mai sentito nessun cittadino assolvere i black bloc e nessuno assolvere i fatti dolosi di alcune persone delle forze dell’ordine.
Poi siamo tutti concordi sull’assurdità che nessuno paghi il debito per gli errori commessi.
E come al solito solo i cittadini rimangono cornuti e mazziati. Pantalone cittadino ha pagato i danni subiti dalla città, pantalone cittadino pagherà i danni subiti dalle persone all’interno della Diaz e di Bolzaneto, pantalone cittadino subirà i disagi dovuti alla commemorazione di fatti che sarebbe meglio dimenticare. Questa non è democrazia.
Andrea Cevasco
2 RICORDI IN TV
Le parole di Casarini

erano benzina sul fuoco
Primocanale, in occasione del decennale del G8 genovese del 2001, ha rimandato in onda il video in cui il leader dei no global Luca Casarini, qualche tempo prima del summit, dichiarava letteralmente guerra ai cosiddetti «grandi della Terra». Le parole incendiarie di Casarini, riascoltate a dieci anni di distanza, devono farci guardare agli eventi accaduti allora nella Lanterna sotto una luce diversa rispetto a quella ormai divenuta vulgata comune in seguito a una propaganda unilaterale e alle inchieste sulle violenze ai danni dei manifestanti. All'origine di tali violenze, così come all'origine della tragedia di Carlo Giuliani, non vi fu lo Stato «fascista», «autoritario», «manganellatore» e «assassino», non vi fu una sorta di riedizione della strategia della tensione finalizzata a colpire preventivamente gli anti G8 in quanto tali: vi fu invece la risposta a quella dichiarazione di guerra aperta, esplicita, a quell’invito alla rivolta che purtroppo si tradusse in ciò che tutti abbiamo avuto sotto gli occhi in quei giorni: gli attacchi alle forze dell'ordine, la messa a ferro e fuoco di Genova, la devastazione della città. Purtroppo in pochi, e tra questi pochi il mio amato e indimenticato amico e maestro don Gianni Baget Bozzo, compresero quello che era in ballo in quelle ore: la difesa, da parte delle nostre istituzioni, non solo dell'ordine pubblico, ma anche e soprattutto della stessa legittimità dello Stato, e quindi del monopolio della forza che ad esso spetta in ragione del patto sociale che sta alla base della nostra civile convivenza.
Arrendersi di fronte alla violenza anarchica avrebbe perciò significato legittimare una rivoluzione volta a scardinare, in ultima analisi, gli stessi fondamenti dello Stato. Mutatis mutandis, lo abbiamo visto qualche settimana fa in Val di Susa, dove i No Tav, epigoni del movimento no global, con la guerriglia hanno contestato formalmente la costruzione dell'alta velocità, ma sostanzialmente la possibilità che uno Stato realizzi sul proprio territorio opere che le istituzioni democratiche hanno individuato come strategiche per lo sviluppo e per il futuro della nazione. I fatti della Val di Susa confermano che vi è un fiume carsico potenzialmente eversivo che in tutti questi anni ha continuato a scorrere, sia nel chiuso di molti centri sociali che nel mare aperto di internet, senza che il problema fosse posto seriamente all'ordine del giorno nel dibattito pubblico ed anche in quello politico.
Gianteo Bordero
2 IL G8 E I NEGOZI CHIUSI
È bene ricominciare

a indignarsi sul serio
È iniziata a Genova la commemorazione non solo in ricordo del G8 di Genova svoltosi dieci anni fa tra violenza, paura, assedio, manganellate e una morte, quella di Carlo Giuliani, allora ventenne, quindi maggiorenne e vaccinato per non farsi intrappolare nella macchina infernale della violenza dei no global. No global, o coloro i quali si sono e sono tuttora opposti alla globalizzazione in atto ai giorni nostri, una globalizzazione che non caratterizza soltanto il nostro Paese, ma tutto il mondo. Infatti i summit dei vari G8 che si succedono nel tempo sono composti dai maggiori capi di Stato e per contrasto, ogni volta si producono analoghe e parallele manifestazioni di no global contrari evidentemente allo sviluppo, al dialogo per trattare la realtà cangiante. Purtroppo, la verità è che in Italia questi facinorosi e pericolosi individui vengono sfruttati e difesi dalla realtà politica di sinistra che esclude ogni tipo di apertura alle novità, ai miglioramenti, alla crescita di un Paese che si rispetti. Questi ragazzi vengono strumentalizzati fino a farli riunire pacificamente per commemorare la morte di Carlo Giuliani, il loro paladino, ex compagno di avventure, proprio nello stesso giorno e alla stessa ora della sua morte in un piazza divenuta oramai una sorta di mausoleo e in una città piegata per una decina di giorni alle esigenze dei manifestanti la cui richiesta di essere lasciati liberi di operare viene automaticamente difesa dalla Sindaco Marta Vincenzi. Mi domando allora cosa si dovrebbe allestire in favore ed in ricordo ad esempio di Fabrizio Quattrocchi che per essere applaudito, compianto e ricordato occorre spostarsi dalla sua città di Genova e dalla Liguria per andare in un comune in provincia di La Spezia oppure a Milano dove rispettivamente sono stati dedicati in suo onore un ponte e una via. Ma Genova indugia nel ricordo univoco di un no global modello etico e morale da seguire. Sia ben chiaro, di fronte alla morte bisogna inchinarsi e pregare ognuno a proprio modo, ma nello specifico ritengo che occorrerebbe studiare il fenomeno dei no global. L'opposizione dal canto suo dovrebbe far sentire la propria voce come segno di indignazione. E a questo proposito ricordo l’attualità delle parole di Indro Montanelli «Oggi manca la capacità di indignazione. Spesso si dice che l’opinione pubblica è indignata. E magari è anche vero: al mattino. Alla sera siamo tutti a guardare la partita».

Infine, sto ascoltando i commenti dei miei colleghi per lo più di sinistra, che per una buona volta sono tutti d'accordo nel dire che è qualcosa di assurdo che la città venga chiusa per giorni a causa di delinquenti.
Roberta Bartolini

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