«Equitalia morta» piace 1.680 volte su Facebook

(...) La percezione della gente oggi si misura anche su Facebook. E qui i messaggi la dicono lunga: da «Equitalia devi morire» a «Equitalia assassina», fino al latino «Equitalia delenda est!». Decine di pagine Facebook attaccano con tono violento la società incaricata della riscossione nazionale dei tributi. Gli amministratori della pagina «Equitalia devi morire» hanno registrato 710 «Mi piace» affermando: «Questa pagina non incita alla violenza, auspichiamo per Equitalia una morte naturale, lenta e dolorosa, ma naturale» La pagina «Equitalia = strozzini» ha ottenuto 1.680 «Mi piace». Su Facebook la società di riscossione viene descritta come la «Signora Morte». C'è poi il gruppo «Equitalia assassina» con 82 simpatizzanti che ricorda «L'istigazione o l'aiuto al suicidio è un reato previsto dal Codice Penale italiano tramite l'articolo 580».
Mai come adesso è sottile il confine tra l'essere vittime e diventare carnefici, quando la sacrosanta difesa diventa vendetta criminale. L'auto di una maresciallo di Sestri Ponente è stata incendiata l'altra notte forse per vendetta. Poi c'è il caso di Cicagna, da borgo tranquillo e sconosciuto ai più a paese simbolo di una rivolta che trascende la legittimità. Dopo l'aggressione a un marocchino da parte di tre incensurati che volevano «dargli una lezione per i numerosi furti commessi nel paese», i concittadini dei «giustizieri» si sono schierati dalla loro parte, contro i magistrati e le forze dell'ordine e hanno iniziato una raccolta firme. Fin qui tutto alla luce del sole. Poi, in paese è comparso un manifesto di minacce contro il magistrato che ha chiesto gli arresti dei tre dopo una settimana, contro il prete e anche maresciallo dei carabinieri. Il manifesto è stato sequestrato, ma in tanti l'hanno visto: il parroco è definito comunista perché faceva elemosina al marocchino, il gip è minacciato per avere firmato gli arresti, il maresciallo detective per avere riconosciuto i tre. Inoltre due giorni fa al Secolo XIX era arrivata una lettera di minacce contro il marocchino dove lo si invitava a tornare al suo Paese e si faceva riferimento alla legge islamica. «Lì, ai ladri tagliano le mani». Le misure di custodia cautelare per i tre cittadini di 58, 52 e 26 anni, incensurati (i più anziani sono in carcere e il più giovane ai domiciliari) hanno creato tensione a Cicagna e pare che nei giorni scorsi siano stati sequestrati alcuni volantini che minacciavano anche il magistrato titolare delle indagini.
E a dimostrazione che la tensione sale, ma che la colpa non è solo della gente comune, ieri sono arrivate le parole dell'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, per il quale la giustizia fai-da-te «non è assolutamente concepibile».

Interpellato sulla vicenda di Cicagna il cardinale ha detto che la società «non è un Far West e se lo diventa non è più una società, non è più stare insieme in modo ordinato». «Certo - ha aggiunto Bagnasco - chi è preposto deve cercare in tutti i modi di migliorare la giustizia». Il riferimento a fatti e persone conosciute non è casuale.

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