(...) e soprattutto le emissioni e i costi ambientali non sono considerati a nessun titolo - i nostri cantieri possano essere competitivi economicamente. Soprattutto, non è pensabile che un gruppo come Fincantieri possa reggere otto cantieri in Italia, tre dei quali - quello di via Soliman a Sestri Ponente, quello di Riva Trigoso a Sestri Levante e quello del Muggiano alla Spezia - concentrati nel raggio di poco più di cento chilometri.
Eppure, nonostante tutto questo, dalla galassia del gruppo guidato (ben guidato) da Giuseppe Bono, manager al peperoncino che non ha paura di posizioni scomode, arrivano buone notizie. Ad esempio, la scorsa settimana, sono arrivate dal Muggiano, dove sono stati festeggiati i vent'anni dal record (mai superato) del «Destriero», la nave veloce che coprì la traversata dell'Atlantico in 58 ore e 34 minuti. E, al di là del risultato sportivo ottenuto da Cesare Fiorio - che fu lo skipper di quell'impresa, in una straordinaria stagione per la nautica italiana, contraddistinta anche dall'esordio in Coppa America con Azzurra prima e Italia poi - l'impresa di «Destriero» ha anche un ruolo storico di passaggio del testimone in casa Fincantieri, visto che quel record nel 1933 fu del «Rex», il transatlantico che uscì proprio dai cantieri di Sestri Ponente, allora griffati Ansaldo.
Insomma, al ricordo del record del «Destriero», i Bono-boys hanno fatto l'appello di tutti i lavori in corso nei cantieri di Riva Trigoso e del Muggiano. E i numeri sono straordinari: malgrado la crisi, il carico di lavoro, fra grandi e piccole opere, è di dodici commesse in corso. E - a parte le incertezze sul ribaltamento a mare - persino da Sestri Ponente, il cantiere più a rischio, che fino a pochi mesi fa sembrava destinato a una triste e ingloriosa chiusura, arrivano buone notizie. In via Soliman, infatti, sono in arrivo le commesse per i cassoni destinati al recupero di Costa Concordia e quelle per una piattaforma off shore. Non è il nuovo Rex, ma è già qualcosa.
Soprattutto, queste notizie si abbinano a quelle che arrivano dal Qatar, secondo cui l'emiro punterebbe alla società cantieristica di Stato. L'emiro, che ha portato a casa anche la griffe di Valentino, ha dimostrato di puntare solo all'eccellenza. E allora, perchè si interesserebbe a una società «decotta»? Perchè, se Fincantieri fosse quella robaccia che una campagna masochistica e pericolosa che mira sempre a demolire le eccellenze italiane, i fondi sovrani del Qatar andrebbero a parare proprio sul gruppo guidato da Giuseppe Bono? Diciamolo subito, l'azienda finora ha smentito seccamente tutte le indiscrezioni di stampa su questa vicenda. Ma addirittura i servizi segreti italiani hanno segnalato nelle scorse settimane le mire dell'emirato sugli stabilimenti Fincantieri di Ancona e di Monfalcone. E qui, per la Liguria, parrebbe finito ogni coinvolgimento. Ma non è esattamente così. Perchè, in realtà, l'attenzione della famiglia reale del Qatar e dei fondi controllati dall'emiro non è tanto sulla posizione geografica adriatica dei siti, ma sulle produzioni: non il militare, ma megayacht e grandi navi da crociera, di cui grazie alla collaborazione strategica con Carnival, Fincantieri resta il maggior produttore mondiale. E, se è vero che, da qualche anno, Sestri Ponente è più decentrata sulle grandi navi Costa che, per motivi di maggior dimensionamento dei cantieri e maggior pescaggio dei bacini, vengono realizzate soprattutto a Monfalcone e a Marghera, i megayacht sono invece una specialità tutta ligure. Infatti, grazie a un'intuizione di Bono, al Muggiano da qualche anno ha aperto la divisione megayacht, che ha permesso di aprire nuovi mercati. Finora, complice la crisi internazionale, gli ordini sono stati inferiori alle speranze migliori, ma intanto Fincantieri ha messo la bandierina su quel mercato. Particolare importante: puntando a un segmento di mercato che non è coperto da altri operatori italiani e, quindi, senza fare concorrenza in casa. Credetemi, non è poco e non è una sensibilità comune. Ma aiuta a fare sistema-Italia.
Tutto questo l'ha capito bene l'emiro. E così, nonostante tutte le smentite di rito dell'azienda cantieristica, se le cose andranno avanti per la direzione giusta, il gioiellino che potrà essere venduto al Qatar è proprio la divisione megayacht del Muggiano.
Poi, magari leggeremo altri romanzi e vedremo altre trasmissioni su «Fincantieri azienda decotta» e sentiremo gli uomini del sindacato più massimalista spiegare che è tutto sbagliato e tutto da rifare, senza peraltro precisare che ad essere tutto sbagliato e tutto da rifare è un simile modo di fare sindacato.
(6-continua)
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