(...) piano la prossima campagna elettorale per le politiche che vedranno impegnato il marito di Marylin Fusco e deputato uscente Giovanni Paladini.
«Mi dimetto perché voglio dimostrare di non essere attaccata al careghino, ma di svolgere il mio impegno politico e istituzionale per passione», ha detto Fusco nel corso della conferenza stampa nella quale non ha voluto rispondere a nessuna richiesta dei giornalisti perché, ha spiegato, «in questo momento rispondo solo alle domande che mi verranno eventualmente avanzate dalla magistratura».
Nella sua dichiarazione l'esponente di Idv non sembra evitare stoccate nei confronti del presidente Burlando e lo fa almeno in due passaggi. Il primo quando spiega di essere estranea alla vicenda «in riferimento ad un parere alla cui redazione non ho partecipato e che non ho firmato, in quanto frutto di una valutazione esclusivamente tecnica, ai fondi Fas che non ho mai gestito io e di cui non mi sono mai occupata perché di competenza del Presidente»; la seconda quando sottolinea di aver lasciato l'incarico «per dare un messaggio molto chiaro a questa Regione e mi auguro che tutti gli Amministratori che vengano a trovarsi nella mia stessa condizione, qualora ricevano un semplice avviso di garanzia, abbiano il coraggio ed il senso di responsabilità di dimettersi». Della serie «chi ha orecchie per intendere, intenda».
Mentre Fusco spiega di aver deciso di fare un passo indietro «per tutelare l'immagine della Regione, del mio partito e la mia e per il rispetto che devo ai cittadini liguri, nonché per difendermi nel migliore dei modi per mettermi a disposizione della magistratura», l'ormai ex numero due della Regione trova le difese del suo segretario Antonio Di Pietro: «In tutti i partiti può capitare che qualcuno venga indagato. La differenza è che noi chiediamo ai nostri di dimettersi. Se uno non ha nulla da temere si dimette e consente al proprio giudice di accertare fino in fondo i fatti».
Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo in consiglio regionale Nicolò Scialfa: «Apprendo con grande dispiacere e lo considero un atto di coraggio, più femminile che maschile - continua -. Si tratta di una decisione spontanea e non condizionata presa in piena libertà di coscienza e senza pressioni da parte di nessuno».
E ora si apre la guerra alla successione. Questi posti toccheranno ancora ai dipietristi?
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