Cronache

G8, giustizia pure per Genova ferita

G8, giustizia pure per Genova ferita

(...) E dico anche, a costo di essere politicamente molto scorretto, che alcuni dei comportamenti contestati - non tutti, in alcuni casi si tratta di violenze gratuite e vergognose anche di uomini delle Forze dell’Ordine - si possono catalogare come legittima difesa nei confronti di violenti che distrussero, stuprarono, insozzarono la nostra città. Con la violenza come unico ideale.
E, ancor più politicamente scorretto, dico pure che non è vero che erano pochi cattivi in mezzo a una moltitudine di santerellini, boy scout interessati solo al bene di Genova. Il corpaccione del movimento del G8 (non tutti, per carità, fra i manifestanti c’era anche tanta gente perbene) ha troppo spesso protetto violenze e violenti. E, ad esempio, sia pure non facendone il centro del suo racconto, anche un film non certo tenero con gli agenti violenti come Diaz di Daniele Vicari, racconta con onestà intellettuale quella zona grigia fra movimento e violenti.
La premessa era lunga, ma indispensabile per dire che noi non giustifichiamo a priori nessuno e che rispettiamo le sentenze. Ma tutte le sentenze, non solo quelle che piacciono. Perchè in Cassazione, oltre al processo di cui si parla moltissimo in questi giorni, ce n’è anche un altro, di cui quasi nessuno parla. In questo caso l’udienza di terzo grado è attesa per il 13 luglio e si discuterà della conferma delle condanne per dieci manifestanti, condannati a pene variabili fra i sette e i quindici anni di reclusione ciascuno per «devastazione e saccheggio» dai tribunali genovesi.
Ecco, quella sentenza lì piace poco. E una rete di attivisti no-global sta portando avanti una campagna, dal titolo Genova 2001 non è finita - 10x100 anni di carcere per chiederne l’annullamento. C’è un sito internet www.10x100.it e ci sono firme illustri dallo scrittore Erri De Luca agli attori Ascanio Celestini, Giorgio Tirabassi, Elio Germano e Valerio Mastandrea, dal regista Daniele Vicari al filosofo operaista Mario Tronti, dagli occupanti del Teatro Valle di Roma a Haidi Giuliani, da Curzio Maltese di professione giornalista a don Andrea Gallo di professione dongallo.
La protesta ha come scopo quello di portare all’attenzione dell’opinione pubblica la sproporzione delle pene, circa cent’anni per i dieci condannati, «rispetto al fatto che nessuno è stato ferito, nè ha riportato lesioni» e inoltre si vuole contrastare «la logica per cui di un intero movimento di trecentomila persona, al quale ha partecipato l’associazionismo laico e cattolico, il conto venga pagato da dieci manifestanti». Detto e ribadito che la responsabilità penale è personale e che il garantismo deve valere per tutti, anche per questi dieci condannati in primo e in secondo grado, viene da chiedersi perchè nessuno dovrebbe pagare per la devastazione e il saccheggio di Genova. Perchè la sentenza della Cassazione anche su questo caso, qualsiasi essa sia, non dovrebbe meritare lo stesso rispetto di quelle sui poliziotti. Perchè gente che pende generalmente dalle labbra dei magistrati su alcune vicende, non penda su questa storia. Perchè il sacrosanto rispetto della legge, che - ribadisco - deve valere anche e soprattutto per i poliziotti, non debba valere per il reato di devastazione e saccheggio. Che quella sia una legge figlia di un dio delle leggi minori?
Soprattutto, parlare di «criminalizzazione di un movimento» rischia di essere un esercizio tanto, troppo, simile alle coperture offerte dai cortei e da alcuni spezzoni del movimento del 2001 ai violenti, persino al di là della volontà e delle intenzioni dei firmatari. Se uno non ha fatto nulla è ingiusto che paghi. Ma se uno non ha fatto nulla è anche ingiusto che difenda a prescindere sospetti devastatori e sospetti saccheggiatori, condannati in due gradi di giudizio. In quella torrida estate del 2001 le vere vittime sono state Genova e i genovesi perbene che hanno manifestato pacificamente, ma anche e soprattutto i genovesi perbene che sono stati espropriati per giorni della loro vita e della loro possibilità di essere cittadini come gli altri, prigionieri nelle loro abitazioni e prigionieri di una violenza assurda, spesso portata avanti da alcuni di coloro che oggi amano definirsi come angioletti. Se uno non va in giro a tirare estintori contro le camionette dei carabinieri, corre meno rischi di morire. E lo dico con il rispetto umano e religioso che si deve a un ragazzo morto a vent’anni. Che è, comunque, la più ingiusta e dura delle morti.
Serve giustizia, senza impunità per nessuno. Ma serve giustizia, senza impunità per nessuno, anche per Genova.

Saccheggiata, devastata e uccisa.

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