Cronache

Genoa, lo sfottò del cardinale che fa vacillare l’inchiesta

Genoa, lo sfottò del cardinale che fa vacillare l’inchiesta

(...) Da galeotto a uomo libero (con semplice obbligo di firma) per non aver neppure collaborato? O forse perché la delusione del magistrato derivava dal fatto che le accuse si erano parecchio incrinate?
Ieri però è stata anche la giornata della nuova raffica di «notizie» riguardanti il Genoa sotto forma di rapporti dei capi ultrà con alcuni giocatori. Informazioni raccolte dalla procura di Genova che indagando per altri reati si è imbattuta negli incontri tra giocatori e tifosi (pregiudicati sospettati per reati totalmente diversi dal calcioscommesse). Oltre alle ormai note foto con Criscito, Sculli e alcuni ultrà che sono costate la convocazione per l’Europeo al difensore della Nazionale, in quell’inchiesta sono state raccolte (e subito girate alla procura di Cremona) anche alcune intercettazioni. Intercettazioni alle quali vengono date interpretazioni colpevoliste. Ma se poi si dimostra che tali interpretazioni sono sbagliate perché alle parole può essere data una spiegazione ben più semplice e meno dietrologica, il rischio è che la credibilità di tutte le altre ricostruzioni sia in discussione.
E nel caso di un’intercettazione resa nota ieri, il rischio è assai forte. Per di più corroborato da un marchiano errore commesso dagli investigatori. Il caso è quello di alcune telefonate tra gli ultrà genoani Safet Altic e Massimo Leopizzi. Ultrà genoani riconosciuti come leader della Nord, è bene precisarlo. Visto che finora lo stesso Altic, ritratto anche nelle foto di Criscito, è invece sempre stato descritto come uno «zingaro» per far intendere che i giocatori avevano contatti con gruppi di slavi organizzatori di scommesse. Ma definire Altic uno «zingaro» è un errore dal «vago» sapore razzista. Gli inquirenti genovesi scrivono che «il giorno 10 aprile 2011, Altic discute della partita Sampdoria-Brescia; quando la partita è ancora in corso sul risultato di 2-2, Altic, evidentemente stizzito dal risultato, parlando al suo interlocutore, tale “Massi”, successivamente identificato in Leopizzi Massimo, impreca: “... appena vedo spacco Caracciolo...”». Ora, l’errore clamoroso è che il 10 aprile difficilmente Samp-Brescia erano sul 2-2, giacché la partita si disputò il 1 maggio. Uno che redige un verbale in presa diretta può sbagliare così? Oppure la ricostruzione è stata fatta molto dopo?
Soprattutto, è così strano che ultrà genoani ce l’abbiano con Caracciolo che sullo 0-0 di una partita decisiva per fare retrocedere la Samp sbaglia un gol? Il bello però deve ancora arrivare. «Nella telefonata successiva - continuano gli inquirenti -, quando il risultato invece è sul 3-2 in favore del Brescia, al gol di Caracciolo, Altic si mostra soddisfatto e, rivolgendosi sempre al suo interlocutore, Massi, dice: “...quest’anno ti vestirai da cardinale ...”, facendo riferimento a guadagni significativi». Sempre la solita voglia di attribuire chissà quale significato alle parole. La stessa cosa era avvenuta per Kaladze che ordinava «porte per 400mila euro»: anziché verificare che si trattasse davvero di acquisti per infissi per un albergo del campione georgiano, era più suggestivo ipotizzare che si trattasse di parole in codice. Così pure per capire cosa intendessero gli ultrà per «vestirsi da cardinale», sarebbe stato sufficiente guardare i giornali dell’epoca. Dopo la retrocessione della Samp, decisa anche da quella partita col Brescia, gli ultrà genoani organizzarono per la città un corteo-funerale con tanto di alti prelati a officiare la cerimonia. I cardinali e i papi erano proprio i capi ultrà. In quelle pubblicate oggi dal Giornale, c’è anche il capo ultrà Fabrizio Fileni (in abito bianco). Troppo banale, verificare prima? Meglio mettere nel calderone anche Samp-Brescia?
Ieri tra l’altro il magistrato genovese Alberto Lari, che condusse l’indagine sulle carte di credito clonate dalle quali saltò fuori la combine Genoa-Venezia del 2005 e che passò le intercettazioni alla procura federale, ha rilasciato un’intervista al settimanale «L’Espresso», nel quale rivela che dopo la partita di Genoa-Siena di quest’anno, ha intercettato le telefonate tra Leopizzi e Sculli. In una, il capo ultrà si rammarica col giocatore per le accuse rivolte dal presidente Preziosi proprio ai leader della Nord che bloccarono la partita. «Ma come gli viene in mente di dire queste cose? - dice Leopizzi a Sculli - Per lui in passato ho fatto anche falsa testimonianza quando sono stato sentito per la partita con il Venezia. Chi ti paga è un infame, tu prendi i soldi da un infame, questo porco, questo maiale, questo schifoso, ha detto che quelli che hanno contestato devono andare in galera. Questo qua nel 2006 si è salvato dal carcere grazie a questo signore con cui sei al telefono. Rischiava 9 anni di condanna sulla schiena». Il pm Lari spiega al settimanale: «Tra Preziosi e i capi ultras c’erano rapporti per lo meno strani - dice il magistrato -. Nei loro incontri in un ristorante genovese, il presidente era invitato a staccare il telefonino per non essere intercettato e veniva registrato dai tifosi che, poi, nei colloqui telefonici fra loro dicevano di avere avuto dritte sulle partite aggiustate. Abbiamo passato tutte queste informazioni alla giustizia sportiva che, però, non ha ritenuto di dare seguito». Fatti di sette anni fa. Fatti che già portarono alla retrocessione dalla A alla C e con 3 punti di penalizzazione e a condanne penali. Fatti già valutati. Non nuovi e non relativi all’inchiesta calcioscommesse.

Nella speranza che dopo il cardinale, l’arrivo di Lo Monaco (oggi alle 11 la presentazione) non venga scambiato per qualche altro illecito.

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