I medici: «Per pochi centimetri la ferita non è risultata fatale»

I medici: «Per pochi centimetri la ferita non è risultata fatale»

«Se il proiettile avesse preso l'arteria poplitea, avrebbe potuto essere un colpo mortale. Tuttavia, ha lesionato parzialmente la tibia. Il colpo probabilmente sparato a contatto con il polpaccio destro ovvero a bruciapelo e impugnando la pistola inclinata dal basso verso l'alto, ha soltanto sfiorato l'area vitale ed è passato a due centimetri da quell'arteria. La ferita è stata riscontrata a quattro centimetri al di sotto dell'articolazione. Lo scopo era di azzopparlo, come le vittime dei terroristi rossi negli anni di piombo».
Roberto Adinolfi, il dirigente dell'Ansaldo Nucleare gambizzato all'uscita di casa in via Montello, non è in pericolo di vita. La prognosi è di 45 giorni e se la caverà con una terapia del suo amico e chirurgo ortopedico Federico Santolini, che lo ha operato al San Martino intorno alle 9,30 di ieri.
«Il colpo d'arma da fuoco è stato sparato a bruciapelo da dietro - ha aggiunto Santolini - e ha lesionato parzialmente la tibia, ma per fortuna non ha sfiorato il muscolo, tendini, nervi, arterie importanti. Se la caverà e non rimarrà azzoppato. Stante i fatti, Adinolfi si può considerare fortunato».
Il quadro clinico è stato descritto dopo l'operazione chirurgica, anche dal direttore sanitario del nosocomio genovese Luciano Bernini e dall'anestesista Angelo Grattarola. Il prossimo bollettino medico è atteso per le otto di stamane. L'intervento al quale è stato sottoposto il manager di Ansaldo Nucleare è durato una quarantina di minuti.
«Il dirigente dell'azienda genovese - ha spiegato Grattarola - è stato portato in sala operatoria in anestesia locale. Quella totale non era necessaria. Il paziente ha quindi continuato a parlare anche durante l'operazione chirurgica».
Roberto Adinolfi ha perso poco sangue grazie al prontissimo intervento dei volontari del «118». Concluso con successo l'intervento chirurgico, alle 10,30 il manager è stato ricucito, bendato e trasferito un altro paio d'ore nella camera iperbarica del San Martino per ulteriore sicurezza.
«Si tratta di una terapia post operatoria indicata per prevenire eventuali infezioni - ha detto Santolini - il paziente è stato quindi riportato in reparto e, se tutto andrà bene, potrà lasciare l'ospedale fra meno di una decina di giorni».
Ieri al San Martino Adinolfi è stato seguito dalla moglie e dai tre figli, che non lo hanno lasciato un attimo. Inoltre, ha ricevuto le visite di amici e parenti. Il vicesindaco Paolo Pissarello è stato tra i primi a recarsi al pronto soccorso per esprimere solidarietà al manager genovese. Poi è arrivata anche la figlia di Guido Rossa, il sindacalista ucciso dalle Brigate Rosse. Sabina Rossa, parlamentare Pd, non ha parlato con Adinfolfi perché era nella camera iperbarica, ma si è trattenuta con i figli della vittima ai quali ha espresso la sua personale solidarietà e quella del partito di Bersani.


Intorno a Roberto Adinolfi hanno continuato a vegliare alcuni investigatori dei carabinieri dei Ros. Una piccola «scorta» in borghese resa necessaria, considerato che ci si è resi quasi subito conto della pista del terrorismo rosso anarchico insurrezionalista.

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