L'immagine che lega Rapallo a Ragusa

Durante i lunghi soggiorni invernali in Liguria sulla riviera di Levante ho avuto modo di visitare il centro storico di Genova e numerose località dell'entroterra. Queste visite mi hanno riservato quasi sempre delle sorprese per quanto concerne una relazione storica tra le nostre terre istriane e dalmate e la Liguria nel corso dei secoli. Del saccheggio di Pola da parte dei genovesi ne ho già parlato, anche recentemente, sulla nostra stampa in esilio. Questa volta vorrei soffermarmi sulla città di Ragusa di Dalmazia, oggi sotto sovranità croata reclamizzata col nome di Dubrovnik.
Alla ricerca del glorioso passato storico di questa Repubblica Marinara dell'Adriatico orientale mi ha spinto la scoperta di un ex voto argenteo incastonato dietro l'altar maggiore del Santuario mariano di Montallegro che domina la città di Rapallo ed il Golfo del Tigullio.
Sotto l'immagine di un veliero in balìa delle onde la scritta «Die XXVI Dicembris MDLXXIIII Apud Montem Russum dei Parae Virgini Ego Nic. De Allegretis Ragussin Votu et Gratiam Accepi». Mi ha colpito quel vocabolo «ragussin» (raguseo) per cui ho interpellato il Rettore del Santuario, il quale mi ha rimandato agli affreschi policromi della volta nei quali è rappresentata la scena dell'arciprete di Rapallo col suo seguito mentre consegna una immagine sacra ad un personaggio inginocchiato e mi consigliò la lettura di un opuscolo (reperibile presso il banco di vendita dei souvenir) per saperne di più.
Ho così appreso che quella nave battente la bandiera di S. Biagio, Patrono della città di Ragusa, era diretta a Genova quando al largo delle Cinque Terre (Monterosso) fu sorpresa da una furiosa tempesta e stava per naufragare. Il capitano, Nicolò De Allegretti, assieme alla ciurma, fece voto alla Madonna che se avessero avuto la grazia di arrivare a gettare l'ancora in qualsiasi porto, sarebbero andati in pellegrinaggio al Santuario più vicino per ringraziarla. Il veliero riuscì ad arrivare sano e salvo nel porticciolo di Rapallo ed il capitano salì con i marinai al Santuario di Montallegro portando l'ex voto.
Grande fu la loro sorpresa quando videro sull'altare maggiore l'immagine della «Dormitio Mariae» raffigurata in un'icona greco bizantina su tavoletta di legno, identica a quella venerata in una chiesa di Ragusa in Dalmazia e misteriosamente sparita 17 anni prima. Il quadretto era stato portato alle autorità religiose di Rapallo da un contadino del luogo che asseriva di averla avuta in dono dalla Vergine Maria apparsagli in quel luogo solitario. In onore della Madonna venne eretto un Santuario sul posto dell'apparizione indicato dal veggente e la sacra immagine collocata sull'altare alla venerazione dei fedeli.
Il capitano rivendicò la proprietà del quadretto in nome della Repubblica di Ragusa ed ebbe così inizio una lite giudiziaria presso il Senato della Repubblica di Genova che accolse alla fine la richiesta dei ragusei ordinando all'arciprete di Rapallo di consegnare l'icona all'equipaggio di una nave in transito per riportarla nella città dalmata. Senonché durante la navigazione l'immagine sacra sparì misteriosamente e venne ritrovata nuovamente nel Santuario di Montallegro da dove era stata tolta e dove tuttora si trova.
Questa mia scoperta ebbe qualche tempo dopo un seguito. Infatti, visitando il centro storico di Genova, mi sono recato in visita alla chiesa di Santa Maria di Castello, uno dei più antichi e importanti luoghi di culto cristiano del capoluogo ligure, ricca di opere d'arte, e qui ho avuto la sorpresa di trovare nella seconda cappella, sul lato destro, una pala d'altare raffigurante il martirio di San Biagio, patrono di Ragusa, dipinto cinquecentesco del pittore pisano Aurelio Lomi. L'opera, spiegava un cartello, era stata dipinta per la Cappella dei Ragusei, presenti a Genova per i loro traffici marittimi. Per la sua manutenzione i mercanti della Repubblica di Ragusa imponevano ad ogni loro nave traffici nave che entrava nel porto di Genova un tributo di quattro lire ragusee da assegnarsi alla loro Cappella. Inoltre, in occasione della festa liturgica del Santo, i cannoni di tutte le navi ormeggiate in porto sparavano a salve per onorarlo.
Ho notato nel quadro del Lomi un'apertura rettangolare: il Rettore mi ha spiegato che in quella apertura era stata inserita nei tempi andati la tavoletta di una Madonna col Bambino attribuita a Barbara da Modena, pittore del Trecento, successivamente rimossa per un restauro e collocata nel museo del convento facente parte del complesso domenicano. Museo che mi affrettai a visitare soffermandomi nelle sale dei ragusei che occupano il sito dell'antica cappella della corporazione dei mercanti di Ragusa ed accolgono marmi, sculture lignee, paramenti liturgici, dipinti (tra i quali la preziosa tavoletta cui accennavo sopra) e 2 bandiere turche conquistate nella battaglia di Lepanto.
Ho scoperto così in terra di Liguria un altro capitolo della storia d'Italia di cui fa parte anche quella della Dalmazia, «un capitolo che parla di Ragusa, “Repubblica sovrana e indipendente” per più di otto secoli e che ha tutti i titoli per essere considerata la V Repubblica Marinara Italiana unitamente a Venezia, Genova, Pisa e Amalfi» come affermato da Ottavio Missoni di Ragusa nella presentazione dell'omonimo volume del compianto e mio carissimo amico arch. Livio Del Pino, corredato da una preziosa raccolta di immagini realizzate dal prof. Nedo Fiorentin, Presidente dell'Università Internazionale dell'Arte di Venezia e membro del Comitato permanente della Regione Veneto per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale di origine veneta nell'Istria e nella Dalmazia.

Questo libro, come forse ricorderanno i lettori, era stato presentato nell'aula consiliare del Comune di Rapallo nel mese di luglio del 2004 dall'allora Presidente del Centro di Cultura Giuliano Dalmata, Piero Tarticchio.

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