Suor Lucia De Gasperi di Francesco Giovannini (Edizioni San Paolo) è un libro uscito quasi in sordina in questo 2012, ma che dovrebbe essere divulgato. È profondamente permeato di spiritualità, con coordinate nella storia italiana del dopoguerra fino all'agosto 1954, morte dello statista Alcide, e nel dialogo con la sua secondogenita Lucia, divenuta suora e sua «essenziale collaboratrice».
Il libro approfondisce tre fulcri d'interesse: la famiglia d'origine di Lucia, i contatti genovesi così importanti nella sua formazione (a Genova fu Madre Superiora), il carattere di Lucia, religiosa ed insegnante sempre tesa alla verità.
La famiglia ci viene ricordata così da Maria Romana, la sorella maggiore. «Andavamo a passeggio e i miei genitori dicevano "che bel cappotto! Lo compreremo", "che bel divano! Lo compreremo". Non comperavano mai niente». Quando poi il padre divenne presidente del Consiglio e arrivavano i regali, rimandava quelli belli e costosi con un bigliettino «Grazie, ma non posso accettare», teneva quelli di poco conto, su una mensola, soprannominata dalle figlie «vetrina degli orrori».
Lucia, mentre stava per laurearsi a Lettere antiche con tesi su Esiodo (il primo rivoluzionario della morale antica), scrisse al padre: «Grazie d'averci raccontato sempre anche quando ritornavi a casa stanco, d'averci spezzato il pane della tua cultura così universale, così poco pedante».
«C'è aria di Genova intorno a Lucia studentessa e novizia: una promessa di futuro» è un commento dal libro che riguarda il secondo fulcro. Dopo un primo padre spirituale, il trevisano don Luigi Moresco, Lucia incontra i genovesi don Franco Costa, assistente ecclesiastico in Fuci e il suo vice, don Emilio Guano, la genovese Bianca Penco, dirigente fucina; sua maestra di noviziato è suor Cecilia (che aveva avuto il precedente incarico nel collegio di Genova) e, dopo il periodo di postulazione, incontra nella comunità cui è destinata Madre Rosa Dominica Bozano di Genova.
Nella nostra città le Suore dell'Assunzione erano giunte nel 1892 e per volere di Siri si trasferirono (da San Bartolomeo degli Armeni e corso Firenze) presso La Sacra Famiglia di via Bobbio: rimasero 42 anni in quella parrocchia dove visse anche Lucia. L'attuale parroco, don Fernando Primerano, ha trasformato la giornata per il saluto delle suore in un giorno di lode; l'anniversario della morte di Suor Lucia è ricordato dalle ex alunne, ora mamme e nonne, e una di loro, la scrittrice Maria Antonietta Novara Biagini, ne dà sul sito www.riscossacristiana.it un ritratto di grande affetto (che riportiamo in parte in questa pagina).
Il cuore del libro resta il dialogo con il padre Alcide, di cui si ripercorre l'ascesa politica. Era trentino, perciò prima della grande guerra cittadino austriaco e deputato alla Camera di Vienna, ma dopo può dimostrare la sua italianità. Nel '24 subentra nella segreteria del Partito Popolare di don Sturzo; direttore del giornale cattolico Il Nuovo Trentino è arrestato (marzo 1927/ ottobre 1928), torna a casa (Lucia ha poco più di tre anni) ma per ordine di Mussolini deve soggiornare a Roma e s'impiega alla Vaticana. Nel '44, ministro del 3° governo Bonomi, nel '45 capo del governo. Nel '47 Lucia esce di casa per il cammino di fede.
Lucia a Roma scrive nel 49 i «foglietti per papà» che gli invia fino al '54. Raimondo Manzini e Aldo Pacini, che hanno scritto libri su questi «Appunti» li ritengono «una forma d'assistenza personale» al padre tanto che Alcide concluse il discorso del '51 al Congresso giovanile democristiano di Ostia (e soffiavano venti di guerra) con sue parole: «Sperare è porre la propria mano in quella di Dio».
Nel '54, anno della morte, ad agosto, di De Gasperi, arriva il momento del dolore per due lettere, poi rivelatesi false, che Guareschi pubblica su Candido. Nel libro se ne accenna appena, ma erano montate su carta della Segreteria del Vaticano e Alcide nel '44 della sua clandestinità sollecitava gli alleati ad un bombardamento su Roma che attizzasse gli animi contro gli occupanti. Il '54 era un momento di veleni: pareva che De Gasperi volesse aprire ai socialisti di Nenni, mentre Pio XII temeva che la tolleranza verso i comunisti compromettesse democrazia e libertà della Chiesa. Paventava tanto questo rischio che nel '52 quando Lucia prese i voti definitivi e Alcide con la moglie celebrava trent'anni di matrimonio rifiutò di riceverlo.
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