(...) troppo spesso lo sviluppo e la regola base dell'economia: abbassando la pressione fiscale, diminuisce l'evasione, aumentano le entrate, ci sono più soldi in circolo e gli imprenditori possono far fruttare al meglio i loro talenti e innescare un circolo virtuoso dell'economia.
Mica finita. Poniamo, come ragionamento di scuola, che sia proprio materialmente impossibile abbassare le tasse. Ma, quantomeno, dovrebbe essere possibile, e a costo zero, diminuire una burocrazia che troppo spesso serve solo a perpetuare i burocrati. Insomma, la faccio breve. Il popolo delle partite Iva e della piccola e media impresa chiede semplicemente questo: di poter lavorare. E quando, nonostante tutto, riesce a farlo, lo fa anche molto bene. Durante quest'estate racconteremo quindi tanti piccoli miracoli economici della nostra città e della nostra regione, di chi continua a lottare «in direzione ostinata e contraria». Che, stavolta, è quella contro la burocrazia e lo Stato Leviatano di Hobbes.
Ecco, partiamo oggi dalla storia di Walter Pilloni. I più fedeli fra i nostri lettori già lo conoscono, perchè vi abbiamo raccontato passo passo le vicissitudini di questo piccolo imprenditore che - quando le difficoltà della crisi hanno investito pesantemente la sua Teknit, produttrice di circuiti stampati - ha saputo reinventarsi con una nuova attività di successo: i motorini elettrici. Inizialmente, importati dalla Cina, con notevoli risparmi di manodopera, ma anche tutti i problemi derivanti dai trasporti e, ad esempio, dai tempi lunghissimi necessari a portare un pezzo di ricambio dalle banchine di Voltri a una strada di Sestri Ponente, nonostante distino solo pochi chilometri. Poi, la sua folle scommessa. Folle, sembrava. Infatti, in tempi in cui moltissimi imprenditori delocalizzano, Walter Pilloni ha fatto l'esatto contrario. Si è rimboccato le maniche e - nonostante la Cina fosse ormai la sua seconda patria - ha localizzato, spostando la produzione dei motorini proprio a Sestri, in via Buccari dove, un po' alla volta, vengono assorbiti anche i dipendenti in mobilità di Teknit.
Qui, proprio nei capannoni dietro via delle nuove tecnologie-Enrico Albareto, come se ci fosse anche una giustizia toponomastica dietro questa storia, Walter ha iniziato a produrre i motorini elettrici italiani, i primi in assoluto. E prima ha ottenuto la certificazione dell'ente certificatore inglese, poi, proprio l'altro giorno, ha avuto anche l'ok su carta intestata, con tutti gli stelloni repubblicani al posto giusto, dal «Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti-Dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici-Direzione generale per la motorizzazione-Divisione 3». L'intestazione è sterminata, il concetto di poche parole: i motorini Ecomission sono ok per l'Italia e viaggeranno con la targa.
Certo, nel frattempo ci si è messa l'Imu - praticamente raddoppiata rispetto all'Ici - che ha quasi convinto Pilloni a tornarsene sui suoi passi. Che significa in Cina. Ma il fatto che gli ordini siano partiti a raffica e che, addirittura, un po' come accadeva con le auto un tempo, i dipendenti di Ecomission non riescano ad andare al passo con gli ordini e ci siano tempi di attesa (non sterminati, ma ci sono) è solo l'ennesima bella notizia di questa storia.
Ultimo particolare. Pilloni non ha una rete di vendita, ma si affida alla pubblicità sui giornali e televisiva e a internet. Ma il miracolo degli ordini che si moltiplicano nasce anche da una scelta: quella di trasformare tutti gli acquirenti di Ecomission in testimonial. In pratica, Walter chiede a chi compra i suoi motorini elettrici, qualora si trovi bene, di raccontarlo ad amici e conoscenti.
(1-continua)
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