Andrea Ruggero, pittore genovese fra i più originali della sua generazione, traccia un bilancio della sua attività.
Quale linea pittorico-artistica segue e a quali soggetti si ispira per i suoi quadri?
«Il mio è un tipo di pittura astratta, amo definirmi un evoluto morandiano, seguo il sottobosco novecentesco. I miei quadri ritraggono esclusivamente nature morte che creo con olio e smalti sviluppando la mia manualità.
Dove vengono esposte le sue creazioni?
«È possibile vedere e trovare i miei quadri al circolo di Genova Chi cerca trova in Via Bertuccioni, quello che io chiamo "i ragazzi del mercatino" per il legame di amicizia che ci unisce».
Anche i mercatini risentono dell'attuale crisi economica?
«I mercatini dal 2002 in poi hanno riscosso un vero e proprio boom fra la gente, sono diventati e continuano ad essere una moda perché fanno tendenza. Il vero problema è che dopo l'alluvione che ha colpito Genova molti depositi sono stati allagati e la merce distrutta, così parecchi commercianti hanno dismesso l'attività».
Da quando è iniziata la sua passione per la pittura?
«Dal 2002 ho incominciato a dipingere come autodidatta, mi sono formato sui libri di storia dell'arte, su monografie, soprattutto imparando da Morandi e dagli astrattisti. Per realizzare i miei quadri uso la fantasia e libero la mia creatività».
Come mai ritrae soltanto nature morte?
«È molto strano che il mio soggetto artistico siano nature morte dato che non le amo. È proprio su questa antitesi che si basa la mia realizzazione artistica: è presente contemporaneamente in me una attrazione e repulsione verso le nature morte, c'è una sintesi-antitesi fra amore ed odio».
Quanto tempo impiega per creare le sue opere?
«I miei quadri nascono di getto, sono tratti istantanei e rapidi: il mio istinto mi guida e mi affido a lui. Utilizzo la tecnica con smalto e olio su tela perché la considero artisticamente migliore rispetto ad altre: seguendo questa modalità l'immagine risulta vivida ed i particolari vengono messi in risalto attraverso linee di luce ed ombra».
Da quale ambiente artistico proviene?
«Da nessuno. Il mio è un percorso particolare: i miei studi sono di tipo tecnico-elettronico industriale e perciò la mia scelta artistica è anomala. Inoltre compongo poesie del '900 che sono state raccolte in antologie: anche nel campo poetico le mie composizioni sono fatte di getto, in modo istintivo, esprimo subito le sensazioni che provo. Frequento un corso agonistico di scacchi che per me rappresentano la metafora della vita in cui bisogna saper attendere, ma anche agire».
Che cosa l'ha spinta a dipingere?
«Le delusioni della vita, le frustrazioni ed i dispiaceri che prova ogni essere umano: attraverso la pittura sento la libertà di potermi esprimere, è una forma di catarsi».
Come considera artisticamente la città genovese?
«Io sono genovese di nascita; mi rendo conto che è una città difficile soprattutto per farsi conoscere ed emergere creativamente.
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