Milioni di euro «buttati» nella spazzatura

Milioni di euro «buttati» nella spazzatura

(...)che i Comuni debbono assicurare il raggiungimento della raccolta differenziata: era del 35 per cento entro il 2006, del 45 per cento entro il 2008, e del 65 per cento entro il 2012 rispetto ai rifiuti prodotti. Quindi siamo ben lontani dal raggiungimento dei limiti richiesti, ben consci che, per ogni ritardo, è previsto l'incremento del 20 per cento dell’ecotassa. L’aumento indicato dalla Regione rappresenta la somma dei ritardi. Ma non è tutto. Pochi mesi fa, alla fine del 2011, Amiu e Tursi hanno dato l’annuncio che, per migliorare il servizio e risparmiare sui costi sarebbe stato modificato il sistema di raccolta della differenziata, e la mansione sarebbe stata riportata all’interno dell’azienda. Prima, nel 2004 la raccolta di plastica, carta, vetro e lattine era stata affidata a una società la «Quattroerre», partecipata al 51 per cento da Amiu e al restante 49 per cento da privati come Re Vetro, Benfante e Ecocart. L’obiettivo era quello di valorizzare la raccolta differenziata e guadagnare dalla vendita dei materiali recuperati che così nemmeno andavano a Scarpino.
Da allora ad oggi la raccolta differenziata è salita dall’11 per cento al 32 per cento, e la Quattroerre è arrivata a fatturare 8 milioni di euro l’anno con 300mila euro di guadagno ai privati e un milione di utili che venivano reinvestiti nell’acquisto di campane, camion, strutture di supporto allo smaltimento. Tutto bene dunque? Eravamo sulla strada giusta? Non per Amiu che ha deciso di chiudere i rapporti con la Quattroerre, per riportare tutto in azienda e l’obiettivo di risparmiare un milione e mezzo all’anno che pagava alla società per la raccolta differenziata.
Ma Amiu non aveva campane e le ha comprate da chi ce l’aveva: la Quattroerre gliene ha vendute tra le 4 e le 5mila per una somma di 2 milioni di euro. Poi Amiu si è accorta che non riusciva a gestirle bene e dunque ha dovuto cambiarle quasi tutte, con i cassonetti colorati che si vedono oggi in giro. E ha dovuto comprare anche i camion per i nuovi contenitori. Parliamo di altri svariati milioni di euro. A questi vanno aggiunte le somme considerevoli (altri milioni) che i soci privati della Quattroerre stanno per chiedere come danni per il voltafaccia del Comune. E l’arbitrato giudiziario è già stato fissato.
Ma non è tutto. Infatti l’investimento iniziale sarebbe anche giustificabile sebbene molto oneroso, se alla fine il lavoro fosse rientrato in azienda. Ma non è così. Infatti ora l’appalto per la raccolta della carta è stato affidato alla ditta «Switch», del tutto privata.
Perché? Perché smantellare una società mista come la Quattroerre che produceva utili da reinvestire per appaltare taluni servizi all’esterno? E proprio la raccolta della carta che dalla Quattroerre veniva venduta in Cina e produceva guadagno? Infine una riflessione.

Se la raccolta differenziata salisse al 65 per cento e oltre come dice l’Europa, basterebbe un termovalorizzatore o gassificatore di dimensioni ridotte con un minor impatto ambientale. Ci guadagneremmo tutti. O forse proprio tutti no?

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