La nautica e il Nautico patrimoni della Liguria

(...) e lui ha spiegato che la voce ufficiale di Tursi sulla vicenda è l'assessore al Bilancio Franco Miceli, dando l'impressione di considerare la faccenda come robetta. Mentre l'idea di chiedere qualche informazione ai piccoli imprenditori di aziende fallite perché il Comune non paga lavori regolarmente portati a termine e magari ai loro dipendenti rimasti per strada, non mi pare robetta.
Seconda vicenda. Nel suo ormai tradizionale video su Youtube, il primo cittadino questa settimana ha spiegato: «Non si può nemmeno immaginare Genova senza un porto che funzioni. Genova ha bisogno di un porto, non solo di porticcioli». E, anche in questo caso, è sacrosanto il riferimento del primo cittadino alla centralità del Porto e gliel'abbiamo riconosciuto con gioia. Ma, allo stesso modo, non si vede perché si debbano citare i porticcioli come una negatività, in contrapposizione alle banchine nobili. Semplicemente, si tratta di due mondi diversi, degnissimi entrambi e portatori di ricchezza entrambi. Semplicemente, non paragonabili e non in conflittualità fra loro.
In questo quadro, è positivo che, finalmente, dopo tante polemiche, sia stato presentato il Nautico 2012. E che la lunga querelle sulla possibile «secessione» della vela e dei suoi espositori, sembri destinata a rimarginarsi. Anche perché il Salone - nonostante il calo di visitatori, nonostante il calo di affari e nonostante il calo di espositori - rimane un patrimonio, uno dei non moltissimi, che fa la differenza a Genova.
Soprattutto, trattare il mondo dei proprietari di barche e anche quelli di yacht come cafoni arricchiti che, generalmente, non pagano le tasse e magari passano a pochi metri dalla riva rischiando di decapitare poveri bambini che fanno il bagno, con l'«effetto Erode» dell'elica, è un segno di profonda superficialità e di razzismo antropologico vergognoso.
Certo, se un proprietario di uno yacht spende milioni per la barca e poi dichiara un Isee ridicolo per non pagare la mensa a scuola o le medicine in farmacia, sono io il primo a pensare che un simile galantuomo non meriti una multa, ma che gli faccia bene passare qualche tempo in galera, almeno si schiarisce le idee. Idem per chi semina il panico correndo con un sessanta metri in mezzo ai bagnanti. E anche chi ostenta lusso e pacchianeria senza rispetto per gli altri, certo non è un modello.
Ma per pochi o pochissimi che pensano che la proprietà della barca significhi questo, c'è la stragrande maggioranza che paga le tasse sui soldi che guadagna legittimamente e le ripaga sull'acquisto della barca. E allora, va bene la sobrietà e il risparmio, almeno di questi tempi. Ma perché deve essere criminalizzato chi porta a casa soldi onestamente e li spende altrettanto onestamente?
C'è di più: il comparto della nautica dà lavoro a decine e decine di migliaia di persone, in Italia e soprattutto in Liguria. Basta leggere sulle pagine del Giornale l'inserto del Giornale di bordo di Antonio Risolo per rendersene conto: dai porticcioli ai cantieri, passando per tutto l'indotto che ruota attorno al mondo di chi va per mare, c'è un universo di lavoratori che costituisce un'eccellenza italiana e che continua a portare a casa risultati straordinari. Soprattutto, stiamo parlando di uno dei settori per cui l'Italia è all'avanguardia nel mondo e per cui gli stranieri apprezzano ancora i nostri brand. Discorso che vale per tutto il Paese, ma in particolare per la nostra regione: basti pensare all'importanza per il Nautico di marchi come Azimut-Benetti, Perini-Picchiotti, del gruppo Ferretti yacht, dei ritrovati cantieri Baglietto e di tante altre eccellenze che caratterizzano sempre il Nautico.


L'Ucina, la Confindustria nautica, da quando è guidata da Anton Francesco Albertoni ha dimostrato di saper alzare anche la voce. Magari sussurrando, come in un ossimoro, come si fa fra le persone educate e perbene. Ma da qui bisogna ripartire.
E se Genova alza la voce per il suo Nautico, la alza per il suo futuro.

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