Quella di ieri è stata una giornata cruciale per il consiglio provinciale di Savona e il suo presidente Stefano Parodi. Durante la seduta di Palazzo Nervi l'ex sindaco di Albissola, condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi di reclusione nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Genova sull'attività dell'imprenditore edile di Cogoleto Pietro Pesce, ha fatto quel «passo indietro» che gli era stato richiesto. Parodi ha rassegnato le dimissioni, aggirando così la mozione di sfiducia. Quest'ultima doveva essere presentata dal suo stesso partito, il Pdl, che lo scorso marzo aveva respinto la prima mozione, quella del Partito Democratico, non condividendone le motivazioni e bocciando il nome di Giancarlo Garassino (Udc) presentato come possibile sostituto di Parodi.
Gli «azzurri», come promesso in precedenza, avrebbero riportato il caso in consiglio con una nuova mozione, ma Parodi ha preferito intraprendere, d'accordo con il partito, la via delle dimissioni. «Un gesto di responsabilità che rende la mozione inutile, per questo abbiamo deciso di ritirarla», ha commentato a microfoni spenti il capogruppo del Pdl, Mauro Demichelis. «Queste dimissioni sono irrevocabili e immediate - ha spiegato Parodi - consentitemi, però, uno sfogo: credo nel lavoro della magistratura, ma dopo aver letto le motivazioni della mia condanna posso affermare che sono illogiche. Inoltre ho ravvisato anche molte incongruenze, per questo sono sicuro che la sentenza verrà ribaltata».
Pungente l'intervento di Marco Russo del Pd: «Stefano, ti auguriamo di uscire da questa vicenda, ma era da tempo che chiedevamo queste dimissioni - ha ricordato il capogruppo -, tanto da costringerci a presentare una prima mozione di sfiducia. Le motivazioni della sentenza, infine, non ci interessano». In definitiva bisognerà aspettare la prossima seduta per conoscere il nome di chi prenderà il posto di Parodi. Voci di corridoio, confermate dal consigliere Marco Melgrati, fanno sapere che i due papabili alla presidenza sarebbero Mauro Demichelis e il capogruppo leghista Stefano Mai. «Stiamo decidendo - ha raccontato Melgrati -, in gioco c'è un equilibrio di forze fra Pdl e Lega Nord. Sulla vicenda Parodi, in ultimo, voglio dire che la sinistra di questo consiglio si è dimostrata ancora una volta poco sensibile e giustizialista». Molto acceso anche il dibattito sul nuovo piano per la gestione del servizio idrico.
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