Per quasi mezzo secolo Cesare Viazzi ha impersonato il giornalismo televisivo in Liguria di cui è stato - lo si può ben dire - il capofila dei fondatori. Anche se il suo esordio è avvenuto nella carta stampata, la storica testata «Il Caffaro», ed è stato un debutto colto, in quanto, pur essendo Cesare un cronista di vocazione, i suoi primi scritti pubblicati vertevano sulla critica teatrale. Alla quale è approdato dalla facoltà di medicina di cui era studente, spinto da un'autentica passione per il teatro, che lo ha caratterizzato fin dalla più giovane età e che gli è stata sempre compagna, insieme al gusto per la ricerca nel campo delle tradizioni genovesi. Nel 2010 ha pubblicato con l'editore De Ferrari, il libro «Giuseppe Marzari, un uomo in frac».
Nel 1959, aveva quindi trent'anni, ha presentato a Emilio Rossi, allora direttore della sede genovese della Raitivu una proposta di collaborazione e quello lo ha invitato a recarsi nell'attigua sala di registrazione e a improvvisare al microfono la cronaca parlata di un evento. Quale evento? Un fatto qualsiasi, per esempio la cronaca della regata storica delle Repubbliche Marinare. Cesare non ha battuto ciglio, si è avvicinato al microfono per la prima volta in vita sua e ha recitato con imprevedibile disinvoltura la vivace narrazione cronistica di un evento immaginario come avrebbe potuto essere.
L'esperimento è stato talmente convincente che da quel momento è rimasto in Rai e non ne è uscito fino al compimento dell'età pensionabile.
Naturalmente è passato dalla consueta trafila, prima quale collaboratore, poi, a partire dal 1962, redattore a tutti gli effetti, anche in campo sportivo, segnalandosi come grande scopritore di notizie, cronista di punta con il gusto di quel tipo di sfida che si conclude con il conseguimento dello cosiddetto scoop e che porta invariabilmente a raggiungere quel gallone di inviato speciale che è poi il traguardo dei giovani cronisti che bruciano dalla voglia di fare, di correre, di vedere, di capire. Fra i servizi da inviato speciale si ricordano l'alluvione di Firenze, l'occupazione sovietica di Praga, le Olimpiadi, i viaggi del Papa.
Nel 1979, da caporedattore, è stato tra i fondatori della Terza Rete e del TG3 e ha promosso e direttamente curato non poche rubriche diventate famose, come il periodico TG3 Set del 1982. Caporedattore regionale a Roma per sette anni, poi commissario a Cosenza nel 1986-87, infine vicedirettore nazionale dei servizi giornalistici e direttore della sede regionale RAI della Liguria. Ha insegnato Teoria e tecniche delle comunicazioni e Storia del Giornalismo nei corsi universitari.
Uomo dalla franchezza senza compromissioni, alimentava il culto per la verità vera e l'odio per la retorica. Proprio in dipendenza di ciò gli poteva capitare di esprimere giudizi netti e trancianti fino alla ruvidezza. Una sensibilità umana genuina lo rendeva aperto ai problemi di tutti e gli accattivava l'amicizia di quanti entravano in rapporti con lui. In famiglia era con i figli Alberto, Remo e Carla moderatamente severo, profondamente comprensivo e sobriamente affettuoso. Alla moglie Paola legato in un modo definibile come antico, perché certo non comune al dì d'oggi.
È stato un legame solido e romantico, nato nel 1955, quando Cesare e Paola, studenti universitari entrambi uno a medicina l'altra a legge, si sono incontrati in veste di comparse sul set dove si girava il film «Martin Toccaferro», dal famoso racconto pirandelliano «La patente».
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