di Ferruccio Repetti
Nel discutere del futuro di Genova, gira e rigira, si finisce sempre a parlare degli Erzelli, il Parco tecnologico sulle alture di Sestri Ponente. E non sono discorsi vani, quelli che si fanno sulle prospettive di effettivo decollo del progetto che potrebbe creare sviluppo e occupazione in misura assolutamente decisiva per l'economia asfittica della città e della regione. Ma poi, puntualmente, si finisce a concludere in termini di «cauto ottimismo, ragionevole speranza, prudente auspicio», piuttosto che di certezza di realizzazione, come veniva prospettato all'origine del progetto che è una «creatura» del professor Carlo Castellano, al vertice del Dixet, distretto genovese dell'hi tech. Colpa del problema - tuttora insoluto - degli insediamenti: a parole, su quella collina che ospitava container, ci volevano e ci vogliono andare tutti, dall'Iit che è a Morego alla facoltà di Ingegneria, alle aziende grandi, medie e piccole del settore, sparse un po' ovunque nel territorio, che troverebbero agli Erzelli una situazione logistica funzionale e, soprattutto, sinergie dirette con i soggetti attivi del comparto. Solo che poi, all'atto pratico, cominciano ad affiorare i distinguo: «Mah, forse, vedremo, ne dobbiamo parlare, occorre approfondire», secondo le linee di pensiero prevalenti che hanno fatto la recente fortuna di Genova. «Come fosse la bella di Torriglia - la prende sul faceto lo stesso Castellano -: tutti la vogliono, nessuno la piglia». L'ultima «voce» riguarda la possibile collocazione agli Erzelli del finora fantomatico Ospedale del ponente. E qui Castellano, «provocato» da una domanda del Giornale, è stato molto chiaro: «Un ospedale collocato agli Erzelli, ma al di fuori degli spazi previsti per l'hi tech, non solo non comporta aspetti negativi, ma anzi potrebbe rappresentare un'opportunità».
L'occasione per riparlare del Polo tecnologico con cognizione di causa c'è stata, ieri, nella sede della Banca d'Italia dove è stata presentata la settima «Indagine sulle imprese high-tech operanti a Genova», promossa da Dixet e Confindustria. Ne ha illustrato le conclusioni lo stesso Castellano, affiancato dal presidente di Confindustria Genova Giuseppe Zampini, dal preside della Scuola Politecnica dell'Università Aristide Massardo e dall'esperto analista di Bankitalia Enrico Beretta. In sostanza: sono moderatamente positive le prospettive per il 2013 per le 77 aziende interpellate. Le stime parlano di fatturato in aumento del 6,3 per cento, export in crescita del 16,4 e occupazione a +1. «C'è un forte contrasto con il 2012 - ha sottolineato il numero uno del Dixet - quando il fatturato è calato del 5,5 per cento, l'export è cresciuto dell'11,4 e l'occupazione ha registrato un meno 0,2 per cento. Bisogna però considerare - ha aggiunto - che all'indagine hanno risposto 77 aziende contro le 94 del 2012 e le 100 dell'anno precedente. Alcune hanno chiuso, altre sono in grandi difficoltà».
I risultati positivi sono concentrati soprattutto nel segmento delle piccole e medie realtà imprenditoriali. Altre cifre che danno la dimensione e l'importanza della ricerca: gli addetti coinvolti sono 10.721 cui si aggiungono 938 collaboratori esterni. Dall'indagine emerge, inoltre, che quasi metà delle aziende investe più del 5 per cento del fatturato in ricerca e sviluppo, mentre l'occupazione è formata per l'80 per cento da laureati e diplomati tecnici. Dolenti note: il 60 per cento delle aziende ha riscontrato nel 2012 un reale inasprimento nelle condizioni di credito praticate dal sistema bancario, valore comunque inferiore al 69 per cento dell'anno precedente: «Si tratta di valori molto pesanti e preoccupanti che per diversi motivi non sono stati ancora erogati - ha insistito Castellano -. Rischiano di vanificare gli sforzi delle aziende, specie quelle più piccole, in una fase critica sotto il profilo finanziario». Il rapporto tra aziende high-tech e il sistema bancario e finanziario resta, comunque, un fattore di grande criticità.
Realismo anche nelle parole di Zampini, secondo cui «l'alta tecnologia ha tenuto sul mercato internazionale, ma è chiaro che non si può andare solo all'estero senza avere un aiuto a livello domestico. In questo senso la politica, l'amministrazione, devono creare l'ambiente favorevole allo sviluppo, e Genova mi sembra ben orientata in questa direzione. La richiesta di investimenti in tecnologia è continuo e pressante da parte dell'industria - ha concluso il presidente di Confindustria -.
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