Quella fabbrica dove nasce l'«abbigliamento» da Formula 1

Un dramma evitato e una favola che decolla. La data che l'Omp Racing di Ronco Scrivia porta scolpita nella memoria è il 23 aprile 1989. A Imola si corre il gran premio di San Marino di Formula 1. Al terzo giro Gerhard Berger, pilota Ferrari, va dritto alla curva del Tamburello (la stessa dove morirà Senna), finisce contro il muro a 290 all'ora e finisce avvolto dalle fiamme della sua auto per trenta eterni secondi, prima che il fuoco sia spento dagli uomini della sicurezza: l'austriaco è completamente illeso. Bastano pochi giorni a rendere noto a tutto il mondo che una buona parte del miracolo è dovuta alla tuta ignifuga indossata dal pilota: a produrla, appunto, è stata la genovese Omp. Genovese in tutto e per tutto, nei suoi 39 anni di storia: genovese la famiglia fondatrice, quella dei Percivale che nel 1973 mettono su una fabbrica di roll-bar e poi si espandono a qualunque oggetto che riguardi la sicurezza nelle gare automobilistiche; genovesi le sedi, a Bolzaneto prima e proprio dal 1989 a Ronco Scrivia; genovesi infine, i vertici dell'azienda dopo la cessione del 2008: dai Percivale agli attuali timonieri, i fratelli Paolo e Alberto Del Prato, rispettivamente ad e presidente.
Altro filmato, stavolta più recente. 28 marzo 2010, Melbourne. Il gran premio d'Australia segna il ritorno dell'azienda ronchese nel grande circo della Formula Uno. È dal 2006, col ritiro (definitivo, si credeva allora) di Michael Schumacher che il marchio giallonero non compare più nella massima competizione automobilistica. A indossare tute e ad usare cinture made in Liguria è il pilota Renault Robert Kubica. Proprio il polacco conclude con un inaspettato secondo posto spedendo sul podio, assieme alla propria faccia incredula, anche le tre letterine cucite sul colletto. Scene di giubilo ai box, ma anche - via sms - tra dirigenti e tecnici dell'Omp, che hanno puntato la sveglia alle 5 per seguire la gara. «È quello il momento - confesserà l'amministratore delegato - in cui ho capito che Omp è una vera squadra».
Una squadra che, visto soprattutto il panorama economico mondiale quantomeno preoccupante, vince e di riflesso fa vincere la propria terra. Coi suoi 74 dipendenti Omp è, nel proprio campo, semplicemente un leader. Da Ronco escono tute, guanti, scarpe, cinture di sicurezza, sedili e rollbar senza trascurare nessuna disciplina: dal rally al kart, dalla Nascar al Gran Turismo: tutto materiale omologato secondo gli standard della Federazione internazionale dell'automobilismo, un marchio di sicurezza che vale anche come blindatura contro le copiature asiatiche che, in altri campi industriali, sono sempre dietro l'angolo.
Nel quartier generale di Ronco - con pista di prova annessa - si fa tutto: si cuciono e stampano le tute, si disegnano i sedili, e si svolgono i test di resistenza dei prodotti alle fiamme, agli urti e alle abrasioni. Produzione a doppio binario: in serie, per gli appassionati non professionisti, e personalizzata, per i piloti veri che ovviamente richiedono tutto su misura.
Attività infinite per un'azienda il cui fatturato è all'80 per cento sul mercato estero. Localissimo, invece, è il dna. Lo dimostra anche il passaggio di consegne tra la famiglia Percivale e la famiglia Del Prato. I nuovi proprietari hanno confermato il personale, scegliendo tra i dipendenti chi assegnare ai ruoli di responsabilità creatisi col nuovo assetto aziendale. Anche l'unico innesto esterno, in questo senso, non è andato fuori dai confini regionali: la responsabile dell'area tecnica è infatti Michela Bruzzone, albenganese, dodici anni passati nei laboratori della Ferrari, a Maranello.
Il logo giallonero si può ancora vedere in Formula Uno - Lotus e Toro Rosso le scuderie che si affidano ai servigi di Omp - e, per una scelta di marketing, sulle panchine di mezza serie A di calcio. È stata infatti un'idea dei Del Prato quella di entrare nel mondo del pallone sfruttando le proprie abilità e in modo economicamente sostenibile: anziché la classica sponsorizzazione sulle maglie, Omp ha proposto una variante di un modello di sedile ergonomico da automobile.

Poltroncine ergonomiche che - oltre a circondare il tavolo della sala riunioni aziendale - coi colori delle varie squadre si possono vedere a Marassi e in altri stadi: tra gli altri Palermo, Bergamo, Firenze, Roma sponda Lazio. Quelle tre letterine, sappiatelo, non sono un oscuro acronimo inglese. «Officine Meccaniche Percivale» è un altro pezzetto di Genova (e Vallescrivia) nel mondo.

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