Cronache

Quella «passione sinistra» del Pd genovese per Prodi

Quella «passione sinistra» del Pd genovese per Prodi

(...) la maggioranza al centrosinistra. E, soprattutto, le scene pietose per portare in aula senatori a vita malmessi per garantire la sopravvivenza del governo del prof. Una scena imbarazzante e umiliante per l'Italia. E pure per i senatori a vita.
Non basta. Ricordiamo pure il passaggio peggiore quando, il prof - richiesto di un commento su un congresso di Forza Italia - rispose con un triplice e reiterato: «Il nulla, il nulla, il nulla» che qualifica chi l'ha pronunciato. E offende non solo e non tanto Berlusconi, fatti suoi, ma milioni e milioni di elettori e di italiani. Insomma, l'esatto contrario di quello che servirebbe per un presidente della Repubblica garante e rappresentante di tutti gli italiani.
Ma, se possibile, a Genova queste credenziali prodiane - l'unico ad aver battuto due volte Berlusconi, ma anche l'unico ad essere caduto due volte sotto i colpi dei suoi stessi compagni di partito - sono ancora peggiori. Proprio perchè la storia di Genova, purtroppo, si è incrociata spesso con la storia di Prodi. Senza uscirne mai bene.
Ecco, in questo quadro, mette i brividi leggere le dichiarazioni della sinistra genovese che elogia Prodi senza se e senza ma. Per il sindaco Marco Doria, che ormai ha come attività preferenziale quella di criticare Matteo Renzi, «Romano Prodi sarebbe un ottimo presidente della Repubblica». Il presidente della Regione Claudio Burlando è l'unico ad avere almeno un alibi. Il governatore, infatti, sarà per la terza volta grande elettore. La prima, nel 1999, l'ha fatta come deputato. La seconda, nel 2006, come delegato regionale. E anche stavolta il consiglio ligure l'ha chiamato a Roma come presidente della giunta: «Ho già eletto due presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Questo sarà il terzo e sarei molto contento di votare Prodi». Anche perchè, spiega al Giornale, fu il suo presidente del consiglio quando Burlando guidava i Trasporti «e in quel governo sedevano anche Ciampi all'economia e Napolitano agli Interni. Insomma, non male come squadra...». Poi, Burlando ricorda che «il rapporto con Ciampi era come fra padre e figlio, ma da presidente l'ho conosciuto poco, perchè il mio mandato in Liguria ha coinciso solo con il suo ultimo anno al Colle. Con Napolitano, invece, ci conosciamo da tantissimo, è stato in qualche modo il mio padrino nel primo congresso che mi elesse nel Pci genovese, poi ci siamo trovati al governo e anche al Quirinale è sempre stato vicino alla Liguria».
Tutto vero, ma che c'entra con Prodi? Eppure, Burlando ha insistito anche domenica scorsa, su Twitter: «Andar dietro a Berlusconi vuol dire solo perdere tempo. Candidiamo Romano Prodi e tiriamo dritto con lui per il Quirinale. Poi qualche “grillo“ canterà».
Mica finita. Ci si è messo anche Lorenzo Basso, deputato e segretario regionale del Pd. Basso, pur molto sopravvalutato come fosse il nuovo De Gasperi, ma non lo è, e forse non è nemmeno il nuovo Giancarlo Mori, è comunque una persona perbene ed ha dimostrato grande serietà dimettendosi da consigliere regionale prima ancora di metter piede a Montecitorio. Un gesto davvero onesto, rispettoso della costituzione e di fronte a cui levarsi il cappello, soprattutto se confrontato alla pervicacia con cui decine di parlamentari non si sono ancora dimessi dai rispettivi consigli regionali. Però. Però «Prodi mi sembra una delle scelte migliori per il suo profilo europeo, per le sue competenze economiche, per la sua caratura morale e lungimiranza politica...» ha dichiarato al Secolo XIX. Prodi, ministro del governo Andreotti nel 1978? Siamo seri. E siamo moderni. Soprattutto, sarebbe bello che lo fosse un ragazzo che è ancora lontano dai quarant'anni come Basso e magari sarebbe bello avesse riferimenti un po' più freschi.
Poi, Prodi piace ai Cinque Stelle. Che l'hanno indicato nelle Quirinarie, così come avevano indicato un genovese: «Grillo Giuseppe Piero detto Beppe» che però era ineleggibile per le stesse regole interne ai pentastellati (il «non statuto») che non l'hanno fatto candidare nemmeno al Parlamento per la sua condanna per l'incidente stradale e si è quindi chiamato fuori.
Ma è Prodi che ha colpito i Cinque Stelle. Ma, soprattutto, ha colpito Paolo Becchi, che del MoVimento è uno degli ideologi riconosciuti, è di Genova e insegna filosofia del diritto all'Università di via Balbi che ha tempestato Twitter di cinguettii anti-prof, fino al sospiro di sollievo di ieri: «Inutile nasconderlo, si respira tanta amarezza e tanta delusione. Prodi è intollerabile. Non mi interessa che sia solo uno dei dieci». Altro tweet: «Posso tollerare tutto, ma non Prodi tra i candidati 5S alla presidenza della Repubblica, ma vi rendete conto? Tanto casino su Bersani e poi Prodi». E ancora: «Confesso che avrei preferito un secondo attacco hacker. Se il nuovo che avanza nel MoVimento è Prodi, allora siamo messi male, molto male».


Becchi è di Genova.

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