Quella politica fatta in casa che nessuno ha mai ascoltato

Quella politica fatta in casa che nessuno ha mai ascoltato

di Marco Marchionni

Quasi un anno fa, uno sparuto gruppetto di convinti si riunì in quel de il Giornale Redazione Liguria guai-a-chi-ce-la-tocca, a compilar foglietti adesivi. Si parlò dell’urgenza di un progetto politico, di un candidato di rottura, di una nuova proposta. C’erano dei bei fenomeni. Gente tosta. Matti incontrollabili. Illusi lupi che ululavano alla luna.
Nella nostra beata ignoranza di poveri sub-umani della politica vera, quella dei soloni, sentivamo per strada soltanto gente inferocita a bestia col Tremonti, con la Lega che lo inchiodava lì, con Brunetta che tirava il sasso contro gli assenteisti ma ritraeva la mano riportando i quattrini risparmiati nell’ingorda voragine degli stipendi pubblici, con la spesa statale che volava, con le giovani meretrici che non si potevano nominare ma che rendevano ogni provvedimento serio una burla.!
Ritenevamo di poter dare del nostro, almeno come portatori d’acqua e sentimenti. Io suggerii un laboratorio politico che si imponesse da Genova con un colpo di reni e chissenefregava delle regge di Romarcore e Varese. Era evidente a (quasi) chiunque che l’impero fosse al tramonto. Nel peggiore dei casi ottenemmo spallucce. Nel migliore fummo ammanniti con aria da confessionale. «Fratello che passi a mendicare dal castello, tu non capisci! Noi attenderemo il candidato del centrosinistra e poi, solo allora, decideremo il nostro. Sai, si chiama «Strateeeegia-a-a-a» (c’era perfino l’eco) un concetto che tu, povero incolto, non puoi capire ma che i nostri capi scono-o-o-o».
Sotto le macerie del castello non c’è più nemmeno l’eco.

Mi spiace per gli amici che si sono di nuovo fidati ma non tutto è perduto. Col crollo ci sarebbero un sacco di pietre da utilizzare per ricostruire. Certo, se ne può sempre fare un altro uso. Meno nobile ma di maggior soddisfazione.

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