Quello che nessuno si riesce a spiegare è come sia potuto accadere. Come sia stato possibile che un colosso come il Jolly Nero con una stazza lorda di 40.594 tonnellate, lungo quasi 240 metri sia potuto finire contro il molo Giano, sbriciolando la torre dei piloti e trasformando il molo in una collina di cemento in salita. Di manovre come queste se ne fanno 13mila all'anno, spiega il presidente dell'Autorità portuale, Luigi Merlo. «Di navi in porto ne passano 6mila, le condizioni del tempo e del mare erano ottimali. C'erano due rimorchiatori e i piloti a bordo. Cosa sia successo nel bacino di involuzione è fuori da ogni spiegazione logica». Merlo cerca di ricostruire la dinamica dell'incidente, provando ad immaginare cosa possa essere andato storto. «La nave usciva di poppa, ha superato calata Bettolo ed è entrata nell'avanporto. E lì è andata a sbattere, doveva andare avanti e invece è andata indietro e impattato. Ma non sono in grado di capire. È una tragedia grandissima un dolore immenso». Ci saranno le inchieste della magistrature a far chiarezza sulla dinamica esatta dell'incidente. Intanto l'unica cosa che ha una forma ben precisa ora è la sofferenza dei parenti delle vittime.
Sono le 13.30 quando da un ingresso laterale del molo Giano escono due furgoni. «Se ne hanno trovati altri di corpi? Guardi un po' lì», dice un signore indicando i pullman della cooperativa mortuaria Maris che superano le transenne messe a protezione della stampa e dei curiosi e se ne vanno via dal porto. Tutt'intorno ci sono gli uomini dei vigili del fuoco, quelli della guardia costiera e della guardia di finanza . Hanno gli occhi lucidi, ma cercano lo stesso di trattenere le lacrime, come fosse una forma di onore e rispetto verso chi è rimasto là sotto. Fuori una ragazza con i capelli rasta, la felpa viola e i pantaloni arcobaleno picchia i pugni contro un portone di ferro. Parla al telefono e piange. Accanto a lei, un uomo si morde i polsi come per fermare i singhiozzi e quando esce il primo furgone passa una mano sulle portiere come se volesse accarezzare i corpi di chi ci sta dentro. Lo dicono anche i sommozzatori della Croce Azzurra di Genova che una scena come quella dell'altra notte non l'avevano mai sita. «Era come stare dentro ad una apocalisse di macerie e acqua salata e sporca. Siamo arrivati sul posto quasi subito, e ci siamo trovati dentro a una situazione che non avevamo mai visto prima: c'erano corpi sotto le macerie.
Per oggi il sindaco ha proclamato il lutto cittadino, le bandiere nei palazzi delle istituzioni verranno messe a mezz'asta. E Genova si fermerà per ricordare i suoi morti.
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