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Quelle sere passate al lume dell'«offissieu» tra rosari e castagne

Gentilissimo dottor Lussana, ho letto su «il Giornale», che acquista sempre mio marito della bella iniziativa riguardante i «ricordi».
Ho provato una vera emozione nel rileggere episodi, situazioni, oggetti cari che anch'io ho vissuto. Nella mia infanzia felice nonostante i vestitini (cuciti dalla mamma) e messi prima dalle mie sorelle, cartelle riciclate, nettapenne fatti di panni colorati, fermati con un bottoncino nel mezzo, non ero invidiosa di niente e di nessuno.
Una cosa che non è stata ancora menzionata da i «ricordi», e che non ho mai più ritrovato nelle botteghe è l'«offissieu» (nel Museo Tubino di Masone ce ne sono alcuni esemplari). Era un lumino fatto con una candelina sottilissima, che formava varie figure (casetta, libro, cagnolino etc).
L'«offissieu» si usava accendere nella novena dei morti, durante il rosario e durava esattamente nove rosari. Le mie sorelle ed io, con un'amica, andavamo a comprarle in via Ramiro Ginocchio, a Sestri Ponente, dove abitavo.


La sera ci si riuniva in casa nostra in compagnia di qualche vicino, si spegneva la luce, si accendevano le candeline e la nonna recitava il rosario e poi finito... si mangiavano le castagne («balletti»)...
Che bello mi viene il magone.
Cari saluti, mi raccomando fatene un libro di tutti questi ricordi, sarebbe bellissimo.
Grazie per tutto questo.

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