Qualche giorno fa ho letto l'articolo corredato da foto in ricordo di Cesare Viazzi.
Non voglio ricordarlo come eminente personalità giornalistica e radiotelevisiva, ma come facente parte della banda dei goliardi anziani che nei tempi che furono, io ricordo gli anni '50 perché in tale periodo ho vissuto personalmente tale esperienza, giudicava con sommo ludibrio, le matricole per valutare se erano degne di entrare a fare parte della Gogliardia con G maiuscola. Non voglio né posso raccontare i particolari del processo a cui venivano sottoposte con domande assurde alle quali si doveva rispondere in maniera adeguatamente assurda. Faccio solo un esempio, alla domanda che cosa fosse un pompelmo, se la povera matricola rispondeva descrivendo un tipo di frutto esotico, veniva dileggiata in maniera crudele in quanto la risposta doveva essere ben diversa e non certo ripetibile in questa mia.
Se si riusciva a superare l'esame, veniva consegnata la matricola che era composta da una pergamena con disegni irripetibili e con in centro le leggi della Gogliardia in latino maccheronico anche esse irriferibili.
Caro Viazzi è così che ti voglio ricordare come voglio ricordare la tua severa espressione quando tremebondi, venivamo da te giudicati e la tua ira funesta quando la risposta non era tra quelle accettate dalla Gogliardia.