(...) fornite considerazioni critiche rispetto allantisemitismo e al razzismo» spiega Valentina Sereni, presidente di Gherusc92, che insiste su alcuni canti dellInferno in cui vengono presi di mira Giuda e Maometto. «Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dellantisemitismo - motiva lesponente di Gherusc92 -. Studiando la Divina Commedia i giovani sono costretti ad apprezzare unopera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti». E laccanimento dantesco proseguirebbe nei confronti dellislam. «Nel canto XXVIII dellInferno - prosegue Sereni - Maometto è rappresentato come uno scismatico e lIslam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalla gambe, immagine che insulta la cultura islamica».
Una vicenda che non è passata inosservata al deputato ligure del Popolo della Libertà Michele Scandroglio che, scandalizzato dalla proposta del gruppo di ricercatori, ha formalizzato una interrogazione parlamentare rivolta al ministro dellIstruzione, dellUniversità e della Ricerca Francesco Profumo chiedendo un suo intervento per mantenere e tutelare linsegnamento della Divina Commedia nei programmi scolastici ministeriali e difenderne lo studio. E fin qui la richiesta istituzionale, ma Scandroglio è andato oltre decidendo di scrivere a chi, negli ultimi anni, ha saputo far conoscere e meglio apprezzare lopera dantesca agli italiani: Roberto Benigni. Una missiva per chiedere che lartista toscano intervenga con una forte presa di posizione pubblica sulla vicenda: «Temo che liniziativa di Gherusch92, per quanto appaia assurda e quindi senza un possibile seguito, possa invece innescare lennesimo tentativo di demolizione delle fondamenta della nostra cultura, per non dire della nostra civiltà - scrive Michele Scandroglio -. Lei, caro Benigni, ci ha aiutato a riscoprire lopera dellAlighieri come sintesi mirabile delle nostre radici, come sorta di mappatura del Dna del nostro popolo, come elemento imprescindibile per comprendere chi siamo e da dove veniamo».
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