Qualche capello in meno sul capo di Marco Baliani dopo 23 anni, ma questo non cambia la grinta e la voglia di proporre ancora Kohlhaas nella città dove è nato, la nostra, e che ha segnato il debutto di uno spettacolo che ha fatto la storia nel teatro contemporaneo italiano. Presentato al Ducale nel 1989, in un'edizione per sole scuole, lo spettacolo tratto dalla maggiore opera di prosa di Heinrich von Kleist adattata per il teatro da Baliani con Remo Rostagno, è tornato ieri sera sul palcoscenico del Duse alla sua millesima replica. Ventitrè anni fa in scena solo una sedia per questa millesima rappresentazione è tutto da scoprire, ma quello che resta ed è sempre e sempre sarà è il senso dello spettacolo che vuole la giustizia come valore oggettivo. «La replica di Kohlhaas non poteva che essere celebrata qui a Genova, dice Repetti, lo abbiamo proposto a Baliani che ha accolto la nostra richiesta con gioia ed eccoci qui per far rivivere uno spettacolo che ha avuto una vita lunghissima come solo l'Arlecchino di Strehler e Dieci piccoli indiani di Agatha Christie possono vantare». Uno spettacolo che alla prima presentata finalmente la sera, Renato Palazzi ha denominato come «teatro di narrazione» e che ha dato il via ad altri registi ed interpreti come Marco Paolini e Ascanio Celestini. Nella narrazione di Baliani, Kohlhaas il giustiziere insorto contro le autorità costituite è un uomo, un uomo con i suoi desideri, le sue emozioni, i suoi sentimenti e soprattutto il suo senso di giustizia.
Il sopruso subito da parte del barone Von Tronka diventa questione che travalica i due cavalli ingiustamente sottrattigli: è in gioco la giustizia stessa, perché se il cerchio della giustizia si infrange in un piccolo punto qualsiasi, allora può essere infranto in qualsiasi altro punto. Quel testo ambientato nel XVI secolo sembra oggi più che mai attuale perché solleva questioni con cui siamo costretti a scontrarci sempre più spesso. La storia di Kohlhaas è un vortice di riflessione, un racconto che ti prende e ti aggroviglia in dubbi lancinanti, ma il pubblico non si alza indignato. Un cambiamento nel corso di questi anni c'e stato soprattutto nella durata della piece. «Durava una ventina di minuti di più, racconta Baliani, ora abbiamo ridotto qualcosa. Ho iniziato a fare narrazione proprio alle Cisterne sotto il Ducale, dove venivano a vedere i miei spettacoli i bambini cosiddetti a rischio, figli di disagiati sociali, ora quei bambini sono uomini e chi ha visto il mio primo Kohlhaas adesso ha 40 anni. Vorrei che qualcuno di loro tornasse in questi giorni a rivedere lo spettacolo per verificarne la crescita che è anche la mia personale.
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