Se le chiavi per la Cineteca Ansaldo sono tra le pagine dell'«Inventario»

La cineteca. 1908-2010. Inventario, (sesto titolo della collana «Strumenti», Microart, Recco ottobre 2012), appare un volume indispensabile per accedere alla grande raccolta cinematografica che la Fondazione Ansaldo ha acquisito attraverso fondi, donazioni e depositi. Un materiale in archivio di 6mila unità: 3805 pellicole, 1547 videocassette in originale, 37 nastri da un pollice. È memoria importante per il presente e il futuro, perché da «film in progress» offre una rilettura con sguardi diversi da quelli d'origine.
Come si possa fare la rilettura lo spiega Marco Salotti nel primo dei saggi introduttivi con il confronto Rex/Conte di Savoia. È stato docente di Storia e Critica del Cinema all'Università di Genova e l'Inventario della Cineteca contiene anche la sua interessante «Raccolta Salotti, 1938-'87». «Ad inizio del secolo passato, in anni in cui il prestigio transatlantico si rivelava assurdo per la crisi delle linee passeggeri verso le Americhe - spiega il docente - il Rex rappresentò la competizione della cantieristica navale genovese con quella triestina del Conte di Savoia; la concorrenza tra la Navigazione Generale Italiana e il Lloyd sabaudo; l'Italia nazionalista di Mussolini contrapposta alla sabauda; la diversa concezione d'arredo nel Rex fastoso e il moderno Novecento del Conte di Savoia».
Un altro esempio di rilettura riguarda i giorni attuali. Nei documentari dell'Italsider-Ilva Salotti ci ricorda che il nuovo stabilimento siderurgico di Taranto con la sua ricchezza di lavoro doveva attuare un'emancipazione della società e dei comportamenti nelle zone depresse del Sud. «Contadini, pescatori, vasai, contrabbandieri di sigarette con la dignità di un lavoro non precario avrebbero conosciuto l'appartenenza all'azienda, percepito lo stabilimento come una patria ritrovata. L'operaio del Sud avrebbe avuto l'utilitaria (il sogno di allora) come al Nord». Il film che racconta questi obiettivi Il Pianeta d'acciaio (1962) era diretto da Emilio Marsili e scritto da Dino Buzzati. Ansaldo e Ilva leader in settori strategici: meccanica, elettromeccanica, cantieristica, siderurgia e centrali elettriche.
Nel «Fondo Ilva» (282 Unità) suscita emozione leggere: «Le ossa del cemento», «Lamierino su misura» (gli svariati impieghi dall'edilizia, all'architettura, all'arte del lamierino d'acciaio prodotto dall'Oscar Sinigaglia di Genova e l'Italsider di Taranto), «Sopraelevata, una strada d'acciaio», «Paolo VI all'Italsider di Taranto nel 1968 per la Messa di Natale». E ancora: «L'Italia vista dal cielo. Liguria», regista Folco Quilici, che ci rimanda ad altre eccellenze: il nostro paesaggio, i nostri prodotti. Sono quelle espresse nella «Raccolta Salotti» in cui i 12 filmati, accomunati dal concetto «vedere è progredire», ci parlano della XIII Mostra Internazionale di bovini a Ferrara come del Congresso Internazionale di pomologia a Bari o con il titolo «Good-bye...!» della Regione Friuli. La sesta Unità, «Spezzoni», è di Andrea Miano che fondò la San Giorgio Film di Genova e la International Film Ligure: un tempo la Liguria non era solo set privilegiato di film, ma ne produceva. Rimando anche al Fondo «Elettra Film, 1957-'90», 33 Unità. Non solo, questa rilettura del passato passa attraverso il ricordo di persone. Nel «Fondo Ansaldo», l'ingegner Milvio, un nome per tanti altri di manager perbene, anche cultore della Flora ligure, in un filmato della sua Conferenza alla Camera di Commercio nel 1978. È chiaro che nel «Fondo Ansaldo 1910-2010» c'è tutta la storia della nostra siderurgia e cantieristica a partire da un primo titolo per la Colonia estiva di Rovegno a concludere, dopo altri 234, con la centrale elettronucleare di Caorso, con «Nucleare oggi e domani» (speranza affossata).
Tutte le acquisizioni della Cineteca sono ricordate nel saggio introduttivo di Annalaura Burlando che elenca quelle industriali (Ansaldo, C.G.E., S. Giorgio, Costa, Fincantieri, Ilva...) e nelle 325 unità archivistiche disponibili ricorda il «Fondo Castellani-Setti (città di Genova e New York, 1929-'36)», il «Fondo Cavo 1920-'70», costituito per tramite dell'Associazione Benedicta, con scandaglio in Liguria e Piemonte di valli e resistenza. Vi ritroviamo «l'Ave Maria Montanara» come «Il Giorno della Liberazione di Voltaggio». La cultura non è acqua e gli ultimi cognomi da me citati (se non è omonimia) ricorrono ora ben affermati nel campo dell'informazione. Tra quelli che hanno avuto credito nel recente passato ne ricordo uno: il giornalista cattolico Armando Miano che scriveva per questo Giornale seguendo la Provincia e un giorno disse: «Questa Presidenza è il nulla, vado a scrivere ciò che qui non si è detto!».
Concludo con un nome caro ai lettori d'antan di questo Giornale: Sergio Ricossa, professore di Economia, ricordato nel terzo dei saggi introduttivi «Comunicare per spiegare» di Giovanni Zanetti (Università di Torino), che ritiene fondamentale la sua Storia della Fatica. Ricossa vi ha descritto la lotta dell'uomo per conseguire possibilità di vita dignitosa. Pur ricordando di Ricossa altri testi «cult» come Straborghese (se l'intellettuale di sinistra «lo conosci, lo eviti»), estrapolo due frasi - attualissime! - dal suo Manuale di Sopravvivenza a uso degli Italiani Onesti, in cui riprende parole di Prezzolini del 1917 sull'italiano «fesso», ma sinonimo di «onesto».

Scrive Ricossa: «In politica è fesso-onesto chi non si avvale del denaro di nessun partito straniero o italiano»; «Devi ricorrere ai tribunali solo quando sai di aver torto. Il giudice potrebbe facilmente sbagliarsi e darti ragione».

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