Se Genova «scippa» il colosso a Milano

(...) della tradizione e della storia del Seicento genovese.
Ed è a questo punto e in quel vialetto che si incrociano con un'altra tradizione e un'altra storia, più recenti, ma ugualmente nobili, quelle della Kodak, da una cui costola è nata nel 2007 Carestream Healt, costituita da una società canadese e oggi attiva in 150 Paesi.
Fra i 150 Paesi c'è l'Italia, ed è abbastanza ovvio. Meno ovvio è che il nostro Paese ospiti uno dei tre centri principali del gruppo, che si alternano per garantire assistenza a tutti gli ospedali del mondo che hanno attrezzature griffate Carestream. Il tutto per 24 ore al giorno e 365 giorni l'anno, 366 nei bisestili. Un centro è a Rochester, vicino a New York, e un altro a Shangai, scelta strategica in modo da coprire tutti i fusi orari. Meno ovvio ancora è che il centro italiano fra i tre mondiali sia a Genova, città che solitamente fa parlare di sè solo per le meste cerimonie degli addii e raramente per gli indicatori positivi. E invece, dopo un primo rodaggio con una parte delle attività trasferite al Porto Antico, ora - come vi abbiamo raccontato nei mesi scorsi - siamo alla «fase due», dopo undici anni di presenza che hanno permesso di costruire un rapporto con l'Università e con la città.
Una scelta - è bene precisarlo - assolutamente dettata da motivi aziendali e scientifici. Che, però, ovviamente, si integra con «la qualità della vita, per chi lavora qui e per gli ospiti». Perchè anche questo è un particolare da non sottovalutare: Carestram ogni anno fa arrivare, oltre ai dipendenti diretti, circa 5000 persone provenienti da tutto il mondo, fra clienti e colleghi. Che, tutti, senza eccezione alcuna, tornano a casa entusiasti della location e di questi posti davanti al mare.
Sembra poco, ma è moltissimo. Soprattutto è il valore aggiunto. Con tutto il rispetto per Cinisello Balsamo, che non conosco particolarmente e che magari è la nuova Parigi, non credo che Cinisello Balsamo possa offrire una vista come quella del Porto antico. E la conferma arriva anche dal fatto che, quando ai dipendenti della sede dell'hinterland milanese è stato ventilata la possibilità di spostarsi a Genova, la stragrande maggioranza di loro ha scelto la nuova sede, nonostante i trasferimenti di case e famiglie.
Ecco, al di là della storia - che a me pare comunque bellissima - di Carestream, credo che questa vicenda vada molto oltre la pur prestigiosissima multinazionale, erede dell'impero Kodak nelle settore delle radiografie e del biomedicale. E credo che possa essere la cartina di tornasole di cosa potrebbe diventare la nostra città.
Abbiamo tutto: la storia, la natura, il mare, la bellezza e il clima. Una concomitanza di circostanze assolutamente unica e assolutamente inedita in altre città italiane, anche nelle più prestigiose. Per capirci, tutte queste cose insieme non ce le hanno nemmeno Roma o Milano.
E allora, dove sta il problema? Troppo spesso il problema sta nel fatto che Roma o Milano non hanno la concomitanza di storia, mare, bellezza e tutto il resto (magari riescono a mettere insieme anche dosi maggiori di uno o dell'altro elemento, ma il mix completo manca sempre di un ingrediente, piuttosto che dell'altro), ma non hanno nemmeno i genovesi. E questo - nonostante la maggioranza dei nostri concittadini siano generosi, nobili e capaci - è un vero problema. Perchè c'è una minoranza, purtroppo rumorosa e potentissima in negativo, che dedica tutte le proprie forze e le proprie energie non ad andare bene lei, ma a sperare che vada male il vicino di casa, di scrivania o d'ufficio. Con il risultato di depauperare una ricchezza straordinaria.

Derubando non solo il vicino, ma tutti noi.
Ecco, se la vicenda bellissima di Carestream sapesse insegnare qualcosa, potremmo ricominciare a raccontare una storia della Superba. Anzichè, tristemente, tante piccole storie di superbia.
(4-continua)

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