Quando percorriamo in auto la Statale 45 che da Genova si inerpica verso Torriglia, ben difficilmente ci potrebbe venire in mente di riflettere sui secoli di storia che stiamo attraversando lungo il nostro percorso. Immersi come siamo nel nostro vissuto quotidiano, al massimo pensiamo a non fare tardi se ci aspettano per un pranzo in trattoria o per un appuntamento. Eppure, se soltanto ogni tanto potessimo prenderci il lusso di una pausa nella nostra corsa della vita, potremmo scoprire realtà neppure immaginabili. E il pensiero va alle antiche popolazioni liguri che abitavano quelle stesse colline dove adesso stiamo passando, alle loro sanguinose lotte contro gli invasori celti, alla vana resistenza allo strapotere di Roma, alle cruente battaglie contro le truppe africane di Annibale, alle scorrerie dei saraceni, al passaggio delle truppe imperiali di Federico Barbarossa, agli insediamenti dei cavalieri templari, ai briganti in agguato sulla Via del sale, agli scontri tra francesi e spagnoli nei nostri boschi, alle razzie delle truppe russe di Suvaroff di stanza a Stradella alla fine del Settecento, allo sbarco dei 3000 zuavi d'Algeri che si erano sistemati a Torriglia, alla massiccia emigrazione verso le Americhe, alle nefandezze dei nazisti nell'ultima guerra, fino alla più recente quanto ancora misteriosa strage di Bargagli. Tutto accadde qui, lungo questa stessa strada, l'antica Route 212 de Gênes. Senza parlare delle curiosità: è sempre qui, occultata in un piccolo avvallamento tra i monti, che si nasconde infatti l'origine genovese, da parte di madre, di una delle più famose star internazionali del mondo dello spettacolo quale è stato «The Voice», il grande Frank Sinatra.
E' di tutto questo, e di molto altro ancora, che si è occupato Mauro Casale nel suo libro «Patranico. Medioevo a Donetta» (La Stampa Editrice) pubblicato in questi giorni grazie al contributo della Comunità Montana Alta Val Trebbia. Casale, vice sindaco di Torriglia, è uno studioso con la passione della storia e dell'archeologia. E' lui, infatti, che sta curando la campagna di scavi nel castello di Torriglia, sul quale ha anche scritto un saggio. E adesso ha voluto cimentarsi con la storia della «Via que dicitur Patranico», ovvero la «Stradella» che passava dall'antica abbazia di Patrania collegando il mare alla pianura e viceversa, detta anche Chamino de Lombardia, Via di Stradella, Via del sale e Via del Mare. Una strada che comunque non è mai stata principale, ma «divertita» o «inopitam», come era chiamata dagli antichi cronisti. In altre parole, un percorso alternativo che passava lungo i crinali dei monti congiungendo la costa ligure con la pianura padana. Strada che nell'estate del 1895 (altra curiosità) l'allora sedicenne Albert Einstein volle fare insieme ad un amico, percorrendola in quattro giorni.
Scopriamo allora che le invasioni dei nordici celti lasciarono nelle genti liguri anche alcuni cambiamenti nei costumi, come per esempio le «parentelle», sistema di organizzazione sociale dei monti affine al clan scozzese. Senza poi dimenticare l'adozione del «gonello», indumento simile al kilt, il cui uso non superò la barriera del Settecento. Queste colline, però, furono sempre famose soprattutto per il brigantaggio. Come disse Opizzo Malaspina il Grande, «...che volete, in siffatti paesi che nulla producono, bisogna vivere di furto». E infatti un cronista dell'epoca descrive i briganti come «banditi di strada, feroci, bechi fotuti che areneghano Dio e assaltano viandanti dietro ai buschi alle Capanne de Carrega o alle Fracce de Artanna». Uno famoso era Lazarino Capurro Bandito Capitale che dal 1670 al 1675 terrorizzo l'intera zona. Alla fine fu preso e giustiziato. Ma ascoltate le disposizioni che il Principe dava a Bartolomeo Capredone, commissario di Torriglia, circa il trattamento da usare al bandito Giorgio Mozzo, uno dei più feroci membri della banda di Capurro: «...farette che detto ministro tagli dal corpo il capo con le due braccia, il primo lo farete reponer nelle gabbie di codesta torre, cioè in quella più in fuori e l'altri, uno lo farette affiggere alle forche che sono vicine al luogo ove è stato estinto detto Mozzo e l'altro lo farete portare in Caprile con farlo attaccar in quel luogo istesso nel quale fu uccisa la moglie di Batta Mozzo. Prima che detto Ministro venghi all'esecutione farete suonar la Campana del Castello, affinché ogni uno possa concorrere e veder simil esempio per maggior terrore di malviventi».
Per quanto riguarda invece le origini di Sinatra, Casale scrive che la madre Natalia Garaventa, chiamata affettuosamente Dolly, nacque il giorno di Natale del 1897 a Rossi, un paesino sotto il monte Lavagnola. All'età di quattro anni, i suoi emigrarono a Hoboken, negli Stati Uniti, dove nel 1914 si sposò con il pugile catanese Anthony Martin Sinatra. Il loro figlio Frank nacque nel 1915. Natalia morì il 6 gennaio 1977 in un incidente aereo e venne sepolta vicino alla tomba del padre, ovviamente anche lui genovese, nel Desert Memorial Park di Palm Spring, in California.
Il libro di Casale verrà presentato a Genova sabato 16 febbraio alle 16,30 presso la Sala Barabino del Teatro della Gioventù di via Cesarea.
«Patranico. Medioevo a Donetta» di Mauro Casale. La Stampa Editrice, Genova. Pagine 175, 13 Euro.
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