(...) il portone principale, a sbarrare la strada e l'ingresso alla piazza. E nonostante siano due giorni ormai che la città soccombe ai cortei dei lavoratori, annegando nel traffico. Solo la cronaca di ieri: rampa di accesso dell'aeroporto bloccata, Sopraelevata occupata per mezz'ora dagli operai, Superba al collasso. E come se non bastasse, nel pomeriggio si è pure aggiunto il corteo degli studenti. Ma tant'è, prima di sera la tanto attesa notizia arriva: dopo sei ore di riunione il governo approva il dl per salvare la continuità produttiva e la salvaguardia dell'occupazione a Taranto. Gli operai tirano il fiato, il presidio si scioglie dopo un lungo applauso, i mezzi pesanti prendono la via del ritorno e anche Genova torna a respirare.
Ma la cronaca di questa giornata di lotta racconta anche del sindaco di Genova, Marco Doria chiuso fuori dalla Prefettura. «Motivi di sicurezza» - spiegano fonti vicine al palazzo del Governo - che hanno imposto di tenere sbarrato l'ingresso per «tutelare anche le delegazioni che eventualmente venissero ricevute». Un ordine perentorio, da applicare indistintamente. Nessuno escluso. Nemmeno il primo cittadono che alle 12.30 è lì a suonare al citofono, senza ricevere alcuna risposta. «Io non ho le chiavi del portone, ora cerco di entrare per sapere se hanno informazioni più aggiornate delle mie sul decreto e poi vi faccio sapere», dice ai lavoratori.
Mentre fuori, agli operai dell'Ilva, si aggiunge anche una delegazione dei lavoratori dell'Ansaldo a tener manforte ai manifestanti sotto a uno striscione unitario di Fim, Fiom e Uilm. «Sarà quello rimasto dall'altro giorno - spiega il segretario generale della Uilm Genova Antonio Apa che in serata invia un comunicato per dissociarsi dalla Fiom -. Le assicuro che non c'era nessuno del nostro gruppo dirigente. Ho mandato solo qualche ragazzo a controllare». Perché la presa di distanza con le manifestazioni delle tute blu è stata netta, nettissima. «Ci dissociamo dalle agitazioni mosse dalla Fiom a Genova - scrive Apa -. Quello che è successo a Genova non sta succedendo in altre città, a partire dal capoluogo ionico. Temiamo che la Fiom stia soffiando sul fuoco della protesta a Genova per motivi che vanno oltre l'essenza stessa dei contenuti del decreto. La Uilm non ha nulla a che fare, e infatti non ha partecipato, con quanto mosso a livello di protesta dalla Fiom genovese». L'unica cosa che conta, ribadisce Apa così come l'aveva ribadita in mattinata il sindaco Doria, è la firma del decreto e la garanzia dei posti di lavoro, nel rispetto della salute e della tutela di operai e residenti. «Tutto il resto è un alibi per la Fiom genovese e noi - conclude la Uilm - a questo gioco allo sfascio non ci stiamo». Passano pochi minuti ed ecco che arriva il comunicato del segretario della Fiom Cgil di Genova, Franco Grondona che si prende il merito del dl. «Senza arroganza né presunzione mi sento di dire che sia il risultato della lotta di questi lavoratori che hanno occupato la fabbrica e hanno combattuto. Viva i lavoratori, viva la Fiom!».
Ma la spaccatura tra lavoratori e sindacati tradizionali, l'ha notata anche Mario Troviso, coordinatore provinciale di Forza Nuova che ieri si è unito al corteo degli operai. «L'impressione che ho avuto? Gente disperata per la perdita del lavoro, gente ostile ai sindacati come la Cgil e la Fiom, gente che non vuole la violenza e che ha condannato anche l'operaio manganellato, definendolo una testa calda». Troviso, che alla manifestazione è andato come dirigente del Sil, sindacato italiano lavoratori, giura che è la sua prima esperienza di uomo di destra in mezzo agli operai dell'Ilva.
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