nostro inviato a Verona
Hans-Dietrich Genscher è uno splendido ragazzo. Di 80 anni, che la Storia lha fatta: al fianco dapprima di Schmidt e poi di Kohl ha guidato la politica estera tedesca durante la Guerra Fredda, la riunificazione della Germania, la costruzione delleuro. È un colosso della nostra epoca, a cui la Fondazione Masi ha giustamente attribuito il suo riconoscimento più prestigioso: il Grosso dOro Veneziano. A margine della cerimonia di premiazione, svoltasi nei giorni scorsi a San Giorgio di Valpolicella, Genscher ci ha concesso questa intervista.
Come giudica il comportamento della Merkel?
«Molto positivamente e non solo per il suo ruolo nellaccordo che ha permesso allEuropa di superare la crisi costituzionale, ma anche per il modo in cui affronta i temi internazionali. Ha dimostrato di essere preparata e capace. Apprezzo soprattutto la sua chiarezza».
LEuropa sembra ancora malata. Che cosa non va?
«LEuropa continua a guardarsi lombelico, come se fosse ancora al centro del mondo, ma intorno la situazione cambia. Il paradosso della Ue è che non sa darsi obiettivi chiari per il futuro, mentre in realtà le basterebbe prendere coscienza del suo ruolo nei confronti della comunità internazionale. Oggi il mondo non è più bipolare; alcuni pensano che sia monopolare, con il predominio Usa, ma si sbagliano. È già multipolare: lAmerica è la potenza più influente, ma la Russia quella più ricca di materie prime, la Cina la più popolosa, lIndia la più grande democrazia. E poi ci sono Giappone, Brasile e tante unioni regionali di Paesi piccoli e medi».
E qual è la nostra funzione?
«La Ue è la forma di associazione tra Stati più avanzata al mondo. I Paesi membri hanno pari diritti e pari dignità indipendentemente dalle loro dimensioni. Possiamo trasformarci in un modello per gli altri; ma bisogna esserne consapevoli».
Tuttavia lentrata di Bulgaria e Romania nella Ue ha generato un flusso migratorio destabilizzante. È stato un errore ammetterli così in fretta?
«Ho limpressione che le preoccupazioni sullimmigrazione siano esagerate. Ricordo che quando entrarono Spagna e Portogallo ci furono discussioni analoghe in Germania: molti temevano che milioni di iberici fossero pronti a trasferirsi da noi. Ma avvenne il contrario: buona parte degli immigrati fece ritorno in patria, perché ladesione dava loro garanzie e motivi di speranza. Sono convinto che lo stesso accadrà tra qualche anno con bulgari e romeni».
A Berlino la Grosse Koalition regge da due anni, arriverà a fine legislatura?
«Credo di sì.
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