«La gente ci paga È giusto che sappia chi lavora e chi no»

da Roma

Fabio Pistella, presidente del Cnipa, anche il suo stipendio è su Internet. Imbarazzato?
«Assolutamente no. Nel nostro caso, poi, è una vita che questi dati vengono comunicati. La presidenza del Consiglio li pubblica periodicamente in un volume».
Un po’ diverso vederli su Internet, come sanno bene milioni di contribuenti dopo la pubblicazione dei redditi sul sito dell’Agenzia delle entrate...
«Ma sono casi diversi. Non c’è nessun impedimento a far sapere le somme percepite dei pubblici dipendenti. Io guadagno perché percepisco il mio stipendio dai contribuenti e per questo deve essere trasparente la mia retribuzione, i miei giorni di assenza e anche i miei comportamenti, aggiungerei io».
In che senso?
«Una parte della cultura giuridica concentra l’attenzione sulle intenzioni così come la morale cristiana, ma qui stiamo parlando dell’uso del 51 per cento del Pil. Sarebbe il caso anche di chiederci cosa viene fuori, cosa produce l’amministrazione. In questo senso il Cnipa (Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione, ndr) la cui missione viene generalmente percepita come l’uso efficiente dell’informatica, può anche creare valore per cittadini e imprese. Siamo talmente convinti di questa strada che anche dal punto organizzativo abbiamo istituito due nuovi uffici...».
Scusi se la interrompo. Ma a leggere l’organigramma del ministero, non le pare salti all’occhio proprio l’eccesso di uffici, a partire da quelli più pesanti che sono le direzioni generali?
«Sì. L’osservazione che mi sento di fare è che tutte le volte che in passato si è cercato di razionalizzare, si è aggiunto piuttosto che rimpiazzare. Quando nasce un’agenzia nuova quasi mai viene abolita quella precedente. Di solito si affiancano le due strutture. Il problema è che poi ci sono delle sovrapposizioni. Noi, da questo punto di osservazione, lo notiamo».
Cos’altro nota dal centro che dirige? L’informatica potrebbe essere utilizzata di più?
«Posso fare un esempio. Tempo fa ci hanno chiesto come dovevano essere le stampanti per i cedolini dei dipendenti (le buste paga, ndr). Abbiamo risposto che è meglio non comprarle e, magari, spedire tutto via email. O metterli in rete. Poi, sempre in tema di trasparenza, vorremmo mettere in linea i passaggi delle pratiche tra i vari uffici. Diciamo che vorremmo fare come succede per i pacchi spediti dai corrieri, che sono tracciabili su Internet. Sarebbe utile sapere che per una certa pratica, ad esempio, un Comune ci mette una settimana mentre un altro impiega anno».
Come le sono sembrati i dati sulle assenze del suo ministero e della sua direzione?
«Noi siamo nella parte bassa, anche perché siamo pochi e molto motivati. Nel nostro personale ci sono tanti ingegneri informatici...».
Non le pare salti all’occhio come la parte variabile degli stipendi dei dirigenti, cioè quella che dovrebbe misurare meriti e responsabilità, sia praticamente uguale per tutti?
«Non siamo soddisfatti di questo sistema».
Un problema generale della pubblica amministrazione?
«In Italia, al posto del Mbo abbiamo inventato l’Mb».
Traduca dal managerese.
«Non c’è il management by objectives.

Nella pubblica amministrazione gli obiettivi non ci sono o sono talmente vaghi che è facilissimo dimostrare di averli raggiunti. Poi c’è un problema di risorse. Non dico siano poche, dico che spesso non c’è certezza su quante siano».

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