Geor&Gia, ecco i brasiliani di Tbilisi

Jorge e Renato hanno cambiato nazionalità e nome per i Giochi: «La guerra? Non abbiamo capito nulla»

Renato Gomes è un gigante brasiliano di 204 centimetri per 95 chili. Jorge Terceiro cede qualche centimetro in altezza rispetto al compagno, ma quando salta a rete nessuno sembra accorgersene. Anche Jorge Terceiro è brasiliano, è nato João Pessoa, capitale dello stato della Paraíba, 40 km di spiagge bianchissime affacciate sull’oceano Atlantico. Da quando si sono conosciuti su un campo di beach volley, Jorge e Renato hanno cullato lo stesso identico sogno: partecipare un giorno ai Giochi olimpici. E, pur di poter saltare e schiacciare sulla sabbia del «Chaoyang Park Beach Volleyball Ground» di Pechino, hanno deciso di cambiare nazionalità. Da tre anni, Jorge e Renato non sono più «Jorge & Renato» ma sono diventati «Geor & Gia». Il motivo? «Noi brasiliani - raccontano - dobbiamo per forza avere un soprannome, quasi nessuno nello sport viene chiamato con il nome di battesimo, quindi abbiamo scelto di dividere il nome del Paese che ci ha portato ai Giochi». La Georgia, per l’appunto. Nel debutto olimpico di ieri (sconfitti per 2 set a 0), «Geor & Gia» hanno incontrato, guarda caso, una coppia di brasiliani, olimpionici ad Atene e pluricampioni del mondo in carica, il duo Ricardo-Emanuel, con i quali condividono allenatori e centro tecnico di preparazione: «in Georgia non è che ci stiamo molto - spiegano -: per il beach volley il Brasile è molto meglio, e su questo non possono esserci dubbi, viste le sue spiagge».
Eppure, a un passo dall’esordio a cinque cerchi, hanno rischiato di dover tornare a casa, a causa della guerra tra Russia e Georgia in Ossezia del Sud. «Sabato scorso, all’improvviso, ci hanno detto che dovevamo andar via - racconta Gomes - perché era scoppiata la guerra. C’era una delle atlete che piangeva molto ed ha chiesto di andare subito all’aeroporto per anticipare la data del rientro». La delegazione georgiana, alla fine, ha scelto però di restare a Pechino: «Ho tirato un sospiro di sollievo, ma ero pronto ad accettare qualsiasi decisione. Se avessi dovuto andar via lo avrei fatto per i miei compagni: sono molto preoccupati».
Il suo compagno di squadra, Jorge Tercero, è più curioso: «Mi sono collegato a internet per cercare notizie sui motivi del conflitto - ha spiegato - ma in realtà non ci ho capito niente: i russi incolpano i georgiani, i georgiani incolpano i russi». Di una cosa il brasiliano è certo: «La guerra sta pregiudicando le prestazioni degli atleti georgiani ai Giochi.

Nessuno dei favoriti finora è riuscito ad ottenere i risultati sperati: adesso speriamo di portare a casa una vittoria, per regalare qualche gioia in un momento così difficile. Adesso però fateci pensare allo sport: hai visto mai che conquistiamo un posto negli ottavi di finale...».

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