Roma - «Per me l’operazione è sempre stata questa. Ho sempre lavorato affinché mi potessi inserire in una pausa della strategia internazionale di Alessandro Profumo per convincerlo della straordinaria grandezza dell’operazione».
Il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, ha lo stesso sorriso di un padre orgoglioso di consegnare la propria figlia in sposa a un genero come Alessandro Profumo, il più europeo dei banchieri italiani. Il matrimonio tra l’istituto di credito romano e Unicredit non è un’operazione di convenienza. «La nostra amicizia - ha aggiunto Geronzi - si è confermata in modo totale e mai si è dubitato che fosse la scelta giusta. Un passo avanti per una banca come Capitalia nata da operazioni «istituzionali» di salvataggio.
Alla benevolenza del presidente, l’amministratore delegato di Unicredit ha replicato con la sua tradizionale concretezza. «L’operazione - ha detto Profumo - è stata fatta su basi amichevoli con grande chiarezza sulla governance e sul modello di business». Pur non nascondendo che tra Unicredit e Capitalia si è trattato di affinità elettive. «Quando scatta la chimica, bisogna cogliere il momento magico. Con Société Générale non siamo arrivati a far scattare la molla», ha commentato ricordando l’esito negativo delle trattative con il gruppo transalpino. Uno stop sul quale avrebbe pesato l’ostilità del neopresidente Sarkozy.
Entrambi i protagonisti della maxifusione hanno voluto dissipare qualsiasi sospetto sulla possibile alterazione degli equilibri di Mediobanca e Generali. A sorpresa, Geronzi ha annunciato che «entro questo mese sarà completata la cessione delle nostre azioni» nella compagnia assicurativa triestina. Profumo si è sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda. «Noi abbiamo - ha sottolineato - un’obbligazione convertibile che scade nel 2008 e ne anticiperemmo l’esercizio (cedendo il 3,5%; ndr) se non perdessimo qualche milione di euro». Sul destino del Leone Geronzi ha voluto sbilanciarsi. «Non credo che Generali sia oggetto di aggressioni, ma anzi che abbia la forza e sia venuto il tempo che cominci a crescere». Un messaggio indirizzato ad Antoine Bernheim del quale ha condiviso «l’opinione sulla difesa dell’italianità».
Analoghe considerazioni sono state svolte sulle sorti di Piazzetta Cuccia. «Su Mediobanca ci siamo detti senza rendercene conto che non avremmo potuto rimanere al 18%, ma avremmo dovuto scendere sotto il 10», ha detto il numero uno della banca romana. Seguito a ruota da Profumo: «Resteremo con la sola quota di Capitalia in Mediobanca». Sul nuovo sistema di governo dualistico della merchant bank milanese Geronzi è stato criptico. «Nessuno è candidato a niente. Non partecipo ai comitati esecutivi e nemmeno ai cda di Rcs. O sto da una parte e faccio il meglio, ma non riesco a vedermi in due posizioni diverse», ha argomentato in merito alle indiscrezioni che lo vorrebbero a capo del consiglio di sorveglianza.
Nasce un’altra superbanca che ha voglia di crescere. Come ha detto il presidente di Unicredit, Dieter Rampl, «due anni fa annunciavamo la più grande operazione transfrontaliera in Europa, oggi questa, ma non chiedetemi che cosa ci sarà fra due anni». È stato Geronzi a precisare che «la forza d’urto di Alessandro Profumo determinerà passaggi importanti». Il diretto interessato non ha voluto esprimersi. Il presidente romano ha ricordato le «benedizioni» importanti: dal ministro del Tesoro al governatore di Bankitalia. Ultimo il premier Prodi: «Abbiamo finalmente due banche che possono aiutare la presenza italiana nel mondo».
Sicuramente Intesa-Sanpaolo è stata un catalizzatore dell’accordo.
«Ci sono stati colloqui con Banca Intesa ma il “no“ non mi appartiene», ha ricordato riferendosi all’ormai ex ad Matteo Arpe. Il confronto «duro, serrato» con gli olandesi di Abn non si è concretizzato. Il nuovo spazio è l’Europa, anche se la sede resterà a Roma perché è «un atto dovuto», come ha indicato Profumo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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