Gerusalemme: niente pace, solo spese

Marcello Viaggio

Ma quanto costa l’Ufficio per la Pace a Gerusalemme del Comune di Roma? Quanto costano le fatture a piè di lista rimborsate tramite determinazioni dirigenziali? Che risultati ha raggiunto in un anno la convenzione fra Comune e Risorse RpR «per la gestione dei servizi ed attività di assistenza, supporto tecnico, organizzative relative alla conduzione dell’Ufficio per la Pace a Gerusalemme»?
Una catena di domande senza risposte. Il grande sogno del Sindaco Walter Veltroni? Completare l’Anello ferroviario? Mandare finalmente i piccoli zingari a scuola? Far sborsare ai turisti un euro per ogni sorsata alle fontanelle dell’Urbe? Macché. È svolgere come primo cittadino di Roma un ruolo da protagonista per la pace a Gerusalemme. E le cannonate, gli Hezbollah, Teheran? I centri sociali che butterebbero a mare tutti gli ebrei della Terra Santa? Sottigliezze, a Veltroni non interessa: «Per noi il termine pace è sinonimo di giustizia, solidarietà, assistenza ai più deboli». Punto.
Peccato che a sostenere i sogni ci siano, però, anche le spese. Spese di cui troppo spesso sfuggono i contorni. Nel 2002 il sindaco ha creato l’Ufficio per la pace a Gerusalemme, affidandone la gestione all’Ecomed, Agenzia per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo, partecipata al 50 per cento dall’Acea e al 50 dall’Ama. Sembra un gioco di scatole cinesi. La sigla Ecomed ai più non dice granché. E oggi è decotta. L’ultima volta il nome compare in una delibera di giunta del 2005, la n. 356: «Affidamento a Risorse per Roma spa dell’Ufficio per la Pace a Gerusalemme». La Ecomed, si legge in delibera, ha gestito le attività dell’Ufficio «con risultati soddisfacenti». In realtà la Ecomed è alla frutta. A dicembre 2004 l’assemblea dei soci ha deliberato la liquidazione della società. L’esercizio 2004 è in rosso di 194mila euro. La delibera, in pratica, ratifica l’acquisizione a Risorse per Roma di marchio, commesse e personale Ecomed, e stipula «una convenzione fra il gabinetto del sindaco-ufficio Rapporti internazionali e RpR per la gestione dell’Ufficio per la Pace a Gerusalemme al fine di dare continuità all’azione intrapresa con professionalità e competenza dalla Ecomed».
Quanto basta per sgranare gli occhi. Uno strano filo lega la pace in Palestina dapprima con l’Ama, l’Acea. Poi con una società che in teoria capisce solo di alienazione di immobili. Un groviglio kafkiano. La sinistra, d’altra parte, quando ci si mette, fa le cose per bene. La pagina web di RpR non mostra attività di sorta nel Medio Oriente. Digitando la parola «Gerusalemme» sul sito della giunta, in 4 anni si trovano solo gli ingressi gratuiti nei musei offerti alla delegazione israeliana nel 2004. Niente sul sito del consiglio comunale. Niente su quello dell’Ufficio Relazioni internazionali. L’articolo 2 della Convenzione precisa, però, che gli obiettivi sono: «Supporto alle attività relative alle relazioni internazionali; supporto alla gestione e sviluppo di rapporti con organizzazioni internazionali; supporto tecnico/organizzativo di iniziative, programmi e progetti da svolgersi in Italia o all’Estero...». Quali? Buio pesto. E i costi? «L’importo annuo per lo svolgimento dei servizi verrà determinato con apposito provvedimento dirigenziale unitamente al programma delle attività», risponde l’articolo 3 della Convenzione. Ed è tutto.
Nel frattempo l’Ufficio per la Pace a Gerusalemme si è dato da fare. In quattro anni ha organizzato una dozzina di viaggi e cerimoniali. Consiglieri Ds in testa. Peccato che difficilmente ne resterà traccia sui libri di storia. In programma a fine 2006, per dire, c’è il Premio Roma per Gerusalemme.

In che consiste? Nella scorsa edizione in 1.000 euro per premiare un coro di ragazzi palestinesi e israeliani a Gerusalemme. Musica, insomma. Come al Colosseo, come alla Notte Bianca. Alla fine è sempre quello l’asso nella manica di Veltroni. Anche a Gerusalemme.

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