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CON GERUSALEMME SENZA IPOCRISIA

Buona guerra, Israele. Hai tutte le ragioni per spazzare via con l’uso legittimo delle armi i nemici che sono anche i nemici di un’Europa impantanata nelle sue stesse menzogne e già posseduta dalla penetrazione islamica. Ormai siamo sempre di più ad avere il coraggio di dire buona guerra Israele. Io ho seguito tutta la guerra libanese degli anni Ottanta nel fango, nel sangue, nel vomito e nella polvere, e incontravo di notte i soldati di Tzahal che discutevano di cinema e cantavano. Erano studenti, fisici, biologi, poeti, attori e agricoltori e allora come oggi i sicari mandati dall’Iran colpivano Israele dal Libano. Oggi usano missili iraniani con tecnologia cinese. Domani useranno bombe atomiche. E i ragazzi di Tzahal di queste ore sono sempre studenti, fisici, poeti, agricoltori, biologi.
Le armi di chi vuole spazzare via Israele dalla faccia della terra oggi colpiscono Tiberiade e Haifa domani Gerusalemme e Tel Aviv e usano sempre il Libano come santuario dei delitti siriani commissionati da Teheran. Altro che Paese sovrano. La Siria è colpevole di essere il transito per la mercanzia dell’Iran: i rapimenti, le decapitazioni con la sega elettrica adottate da Al Qaida. Gli uomini onesti oggi non si nascondono dietro il relativismo etico, ma dicono con animo limpido: buona guerra, Israele, vinci anche per questa Europa che ha paura della propria storia e che ha perso l’identità nell’inclinazione al suicidio e agli affari. Che tu possa vincere Israele e non fermarti di fronte alla grancassa degli equidistanti come D’Alema.
Israele ha già commesso una volta il suo sacrificio suicida quando Sharon ha consegnato la striscia di Gaza in cambio di niente: Israele ha sempre offerto territori in cambio di pace e così ha avuto la pace con l’Egitto in cambio del Sinai. Ma Gaza è stata data in cambio di nulla, nella sola speranza di una mobilitazione del mondo civile affinché imponesse ai palestinesi l’obbligo di dimostrare la loro volontà di pace. La risposta è stata la vittoria di Hamas, i missili, gli omicidi, i rapimenti, mentre l’Europa seguitava e seguita a rovesciare ogni mese milioni di euro nelle corrotte casse palestinesi.
Dopo i rapimenti dei soldati sul suo territorio sovrano per mano di banditi arrivati da uno Stato privo di sovranità, Israele ha detto basta.
Israele ha risposto con l’unica difesa possibile: la guerra. E ora Israele deve vincere questa guerra e non fare armistizi finché non saranno sicure la sua terra e la sua gente. Nel frattempo siamo strabiliati per quel che fa e dice questo patetico Romano Prodi che dopo aver pronunciato con fatica le ardite parole «non presenza di hezbollah armati», mette in imbarazzo la comunità internazionale fingendo di guidare il processo di pace. Quel processo di pace che ha già rotto le ossa di ben altri mediatori, da quando prese il via tredici anni fa con una mascherata alla Casa Bianca e con Arafat che confidava ai suoi: «Ciò che sto facendo è la ripetizione di quel che fece Maometto che siglò una pace per rinforzarsi prima di distruggere il nemico». In omaggio a quel falso processo di pace nato dalla menzogna in Israele fu creata l’espressione qorbanoth ha-Shalom: sacrifici umani per la pace, il prezzo per saziare i mentitori. Intanto il Libano tornava nelle mani degli hezbollah che secondo Prodi dovrebbero deporre le armi sedotti dal suo bel visino. Quanta mercantile ipocrisia. Stavolta Israele si fermerà soltanto quando avrà vinto la partita, ma per farlo dovrà prima agire in profondità facendo piazza pulita di chi vorrebbe far sparire dalla faccia della terra lo Stato ebraico. E dunque diciamo: buona guerra Israele, per una vera pace.
p.

guzzanti@mclink.it

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