Sono attesi in tanti, domani sera alle 21 in Duomo, per la prima presentazione pubblica in Italia del libro Gesù di Nazaret di Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, edito da Rizzoli. Lunica precedente presentazione, due giorni prima delluscita in libreria, era infatti avvenuta in Vaticano. A discutere del libro di Ratzinger, alla presenza dellarcivescovo Dionigi Tettamanzi che aprirà i lavori con un suo intervento, parteciperanno, moderati da Massimiliano Finazzer Flory, il Presidente del Pontificio consiglio per lunità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper e lo storico Ernesto Galli della Loggia.
Benedetto XVI ha scritto un libro per spiegare che «il Gesù dei Vangeli» è il vero Gesù, quello reale e storico, che ha calcato la terra di Palestina duemila anni fa. Quello che si può incontrare oggi grazie alla testimonianza di coloro che sono stati attratti dalla bellezza dellesperienza cristiana, dall'amicizia con lui, e sperimentano il suo amore. In 446 pagine divise in dieci capitoli, Joseph Ratzinger - che ha cominciato a scrivere il libro da cardinale e lo ha concluso da Papa - utilizza il metodo dellesegesi moderna per «favorire nel lettore la crescita di un vivo rapporto» con Cristo nella convinzione che per capirlo «sia necessario partire dalla sua unione col Padre». Fin dalle prime righe il pontefice chiarisce che non si tratta di un atto di magistero, «perciò ognuno è libero di contraddirmi»: è una profonda e appassionata meditazione su Gesù e sulla sua vita, frutto - spiega lautore - di un «lungo cammino interiore», che contesta tutti i tentativi di ridurre la figura di Cristo, presentandolo come un rivoluzionario o un moralista, o come un semplice maestro religioso dell'ebraismo. Tutte riduzioni che oggi vanno per la maggiore nei testi in cima alle classifiche di vendita.
«È il libro di un teologo - anticipa al Giornale Ernesto Galli Della Loggia - che si serve della moderna filologia e che scava nel profondo. È il libro di un professore, che affronta la discussione degli specialisti con lobiettivo evidente di opporsi a una tendenza culturale ben precisa, quella della de-divinizzazione di Cristo. Al tentativo di presentare Gesù come un uomo saggio e buono, ma che non aveva nulla a che vedere con Dio». Per Galli Della Loggia, questi tentativi sono presenti «sia nella letteratura frou-frou, come Il Codice da Vinci, sia in volumi di successo come Inchiesta su Gesù di Corrado Augias e Mauro Pesce». Il Papa - spiega lo storico - «si confronta con questa cultura per cercare di dimostrare come tra il Cristo della fede e il Gesù della storia non vi sia opposizione». Per Galli Della Loggia, con questo contributo, Benedetto XVI «non vuole convertire, perché per arrivare alla fede non basta la teologia, ci vuole la grazia. Il Papa vuole invece contrastare, con argomentazioni solide, una tendenza culturale molto diffusa che riduce la figura di Gesù».
In effetti, fin dalla premessa, Ratzinger sottolinea limportanza della storia: «Per la fede biblica - spiega - è fondamentale il riferimento a eventi storici reali. Essa non racconta la storia come un insieme di simboli di verità storiche, ma si fonda sulla storia che è accaduta sulla superficie di questa terra». E in un altro passo, commentando la meticolosità con cui levangelista Luca vuole datare linizio della vita pubblica di Cristo, Ratzinger aggiunge: «Lattività di Gesù non è da considerare inserita in un mitico prima-o-poi, che può significare insieme sempre e mai; è un avvenimento storico precisamente databile con tutta la serietà della storia umana realmente accaduta». Per questo, Benedetto XVI si dice «convinto, e spero che se ne possa rendere conto anche il lettore» che il Gesù dei Vangeli «sia una figura storicamente sensata e convincente».
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